Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontistranieri di colpo, e mi avventurai all'esterno. Ma ormai avevo già detto a Miss Rose che Manny il Matto mi stava alle costole. E naturalmente Miss Rose, che era quella che era, andò subito a casa di Manny e disse un paio di cosette a sua madre, che, essendo quella che era, la rincorse fin nella strada e lì passarono subito ai fatti, prendendo le bottiglie vuote dai bidoni della spazzatura e rompendole contro gli idranti e roba del genere. Dirty Red non dovette mica raccontarcele, queste cose. Le avevano viste e sentite tutti. Non mi era mai venuto in mente di considerare i bidoni della spazzatura un arsenale, ma Miss Rose riuscì a pescarci bastoni e gambe di tavolo e roba del genere, e anche la madre di Manny trovò la sua parte di forbici rotte e catene di bicicletta. Cominciarono a correre giù per la strada e si vedevano solo mutande rosa e cosce grasse. Un vero spettacolo. Miss Rose è picchiata nel cervello ma la madre di Manny è più matta di Manny. Se le diedero di santa ragione un paio di volte, durante la mia malattia. Tutti si ammassavano ai davanzali delle finestre o sulle scale antincendio, e si lamentavano che faceva ancora troppo freddo per queste stronzate. Ma restavano lo stesso a guardare. E poi Manny era caduto giù dal tetto. E la cosa era finita lì. Miss Rose era tornata al suo libro dei sogni e la madre di Manny alla sua cucina incasinata piena di panni sporchi e mucchi di stracci e bambini. Venne a saperlo anche mio padre, questa storia, perché una volta gli capitò di chiedere a Manny cosa ci faceva lì seduto sui gradini una sera dopo l'altra. Manny gli disse in faccia che mi avrebbe ammazzata appena gliene fosse capitata l'occasione. Naturalmente questa storia lo fece arrabbiare non poco, per il fatto che io ero la sua unica figlia e dovevo studiare medicina e prendermi cura di lui quando sarebbe stato vecchio. Così prima di tutto scambiò quattro paroline con Manny poi acchiappò Bernard, il fratello più grande, che era su per giù della sua stessa stazza. Secondo Bernard quella storia non riguardava né lui né mio padre, così mio padre si arrabbiò ancora di più, prese Bernard e gli infilò la testa nella cassetta delle lettere. Poi mio padre cominciò a ricevere messaggi dallo zio di Bernard che gli diceva - dove e quando avrebbero potuto vedersi per regolare i conti. Intanto mio padre non aveva fatto parola di tutto questo con mia madre; si limitava a girellare per casa borbottando, a tirar su il telefono, poi a rimetterlo giù, o a prendere la mia mazza da baseball, che era poi un manico di scopa, e a rimetterla a posto. Andò avanti così per giorni e giorni fino a quando cominciai a pensare che mi sarei messa a urlare, se la febbre gialla non mi avesse tanto indebolita. Poi Manny cadde giù dal tetto e mio padre tornò a bere birra coi suoi amici. Ero nel cortile della scuola, e stavo giocando a biglie con i bambini delle elementari, quando la mia amica Violet buttò la mia Spaudeen nuova di zecca oltre il muro. Tornò dentro di corsa a dirmi che stava arrivando Manny. Sbirciai dalla staccionata e lo vidi. Era proprio lui. Aveva la testa bendata come una mummia, un braccio al collo e una gamba ingessata. Mi sembrò tutta una messinscena, specialmente il bastone da passeggio. Pensai che Dirty Red mi avesse raccontato una balla per farmi uscire di casa e permettere a Manny di suonarmele, e che Manny si fosse conciato in quel modo apposta per riuscire a mettermi le mani addosso. "Che cosa gli è successo?" sussurrò la sorella di Violet. Ma io avevo troppo da fare a cercare di capire cosa si era messo in testa di fare Manny. Toni CadeBambara - 181

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