Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

discussione di un'identità autonoma, non può che provocare una serie di distanziamenti e di rotture: dai bianchi, uomini e donne, ma anche dai neri, gli uomini, e da alcune parti di sè. Vuol dire muoversi in libertà, esplorare, inventarsi via via i modi e le forme della rappresentazione, rompere le regole e i modelli dati perché se ne stanno scoprendo altri più veri e più corrispondenti ad un percorso personale. Il problema non è allora quello di una estetica che combini contenuti e stile in un sistema di garanzie "politiche" di razza, ma di una capacità di sguardo e di comprensione che si sappia fare immagine e storia per sè. È "l'onesto rispetto" di Ntosake Shange "per la vulnerabilità emotiva della donna nera, in un momento in cui sembravano accettabili, nei media gestiti dai neri, solo immagini positive.'' "Positive immagini di razza si hanno fino a che si accompagnano a personalità complesse e interessanti. In questo momento io non so davvero come combinare le cose che interessano a me con immagini razziali positive!" È la dichiarazione sincera di Gayl Jones. O ancora l'accorata protesta di Andre Lorde: "C'è una specie di tacita insistenza su una definizione unilaterale di cosa voglia dire essere neri. In questo modo si obbligano dolorosamente ed efficacemente al silenzio alcuni dei nostri artisti più dinamici e creativi.'' Il conflitto su questo terreno è tutto interno alla comunità nera, anche se il suo referente sono spesso i bianchi, rispetto ai quali si pone il problema di quali immagini selezionare e mettere in circolo. "I rapporti omosessuali tra donne hanno ad esempio subito un vaglio di legittimità" (DeVeaux). "Bisognerebbe lasciare a chi scrive la stessa libertà ed individualità che viene concessa ai musicisti jazz" (Alice Walker). "Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica cosa pensare. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci incoraggi a pensare quello che vogliamo pensare. Questo è il problema di un'estetica nera" (Giovanni). Sembra di capire che la rigidezza difensiva ed aggressiva tipica dei movimenti, non solo neri, degli anni '60, un certo moralismo e un gusto pedagogico un po' sospetto non abbiano ancora fatto il loro tempo. Ma le donne, con poche eccezioni militanti alla Angela Davis, ne sono fuori. Gli anni '70, vissuti da tanta sinistra americana, come tempo di riflusso, a..'\S~:s·~ ~ ~ s S)' S) ~ :\ ~ g:, • an-m cai:ai .'\'2:7.a:. dalla capacità di ''rimettere a fuoco il proprio io, che è dopo tutto lo strumento principale di ogni trasformazione personale, collettiva e sociale" (Cade Bambara). E la scrittura è per tutte il mezzo della messa a fuoco: permette di conoscersi, di non disperdere le proprie emozioni ed intuizioni, è strumento di autof ormazione ed educazione, è lo spazio della sincerità e della riflessione, è una necessità prof onda che non ha nulla o assai poco a che vedere con il mercato, con il successo o con il dovere politico in senso stretto. La scrittura è il luogo dove la parola non si alimenta solo nella relazione con altre persone, secondo le leggi della persuasione, del potere e del progetto: luogo solitario e silenzioso, protetto ma esposto a mille incursioni, perimetro di autenticità e di paura, frequentato da "demoni" (Shange) inquietanti e da presenze "fantastiche" (Morrison). Territorio di scoperta e di smarrimento, di invenzione e di perdita, la Maria1Vadotti - 173

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==