poesia Nota su Gil de Biedma Jaime Gilde Biedma è forse tra i suoi coetanei colui che con maggiore lucidità ha saputo cogliere modi e motivazioni, ma anche limiti inevitabili di una generazione di intellettuali che generosamente, pur se con varie confusioni, un certo dogmatismo e qualche sbandata populista, volle assumersi il ruolo di testimone esemplare, di coscienza critica del proprio difficile tempo storico, il lungo dopoguerra della Spagna franchista. Poeta impegnato e realista, come si diceva, ovvero "escritor de poesìa social por mala conciencia", come ha detto lui stesso, a chi gli osservava che la sua appartenenza al filone della "poesìa social" rischiava di esser messa in dubbio, per il suo spiccato interesse verso i problemi formali della poesia, Gilde Biedma rispondeva: "Questo non significa appartenere a una tendenza diversa; significa semplicemente essere più scrupoloso. Si può appartenere a una tendenza e nello stesso tempo capire che scrivere una poesia, un'opera di teatro, un romanzo richiede la considerazione previa di determinati problemi specifici, quasi tutti di ordine formale'' (F. Campbell, Infame turba, Barcelona, Lumen, 1971, p. 244). E in un'altra occasioné, aveva notato: "Le convinzioni politiche che avevo potuto formarmi erano solo una modalità adottata dalle mie convinzioni intellettuali ed estetiche nel momento in cui si trovavano di fronte a certi aspetti della vita del nostro paese. Si trattava in realtà di attitudini culturali che solo acquisivano un significato politico di dissidenza in relazione all'ambiente nel quale si producevano. Se la Spagna avesse avuto un'evoluzione normale durante gli ultimi. trentacinque anni, queste attitudini sarebbero state moneta corrente all'interno di una destra illuminata e nessun giovane le avrebbe trovate minimamente attraenti. (Diario del artista seriamente enf ermo, Barcelona, Lumen, 1974, p.·110; la stesura del diario risale al 1956). Di quella condizione sua di intellettuale altoborghese, colto, intelligente e anche poeta, ha dato un 'immagine nitida e intensa, come sono le sue migliori poesie, dotate di una straordinaria forza di penetrazione che è morale e sensuale nello stesso tempo. Intelletto lucido e vitalità sensuale son poi le due virtù che con ammiccante compiacimento egli stesso ama riconoscersi e che illuminano ogni pagina dei suoi scritti, versi, saggi, elzeviri. Un binomio, magari, che a un lettore di cose spagnole risulta alquanto insolito. Non che manchino, ovviamente, intelligenza o sensualità nel panorama della lirica contemporanea; qui si vuole piuttosto richiamare l'attenzione sull'origi..: nalità della combinazione, filtrata in un particolare impasto linguisticoritmico, intrisa di una sorta di crepuscolarismo che riesce a non essere patetico né provinciale. La poesia per Gil de Biedma è un modo di conoscere, di conoscersi, e quindi anche una forma di morale; ma è soprattutto una sorta di magia, un esorcismo contro la fine, la morte. Lo scorrere del tempo e l'io sono i temi intorno a cui organizza la sua mitologia - strettamente personale, s'intende, come s'addice a chi è poeta moderno: il sogno di un'umanità felice nel corpo e nello spirito, di un Eden, ma impossibile, in cui coniugare nuovamente i piaceri del corpo e dell'intelletto, regno di gioventù perenne. Una mitologia, si badi, non un'autobiografia, un simulacro insomma, una finzione più bella della realtà. In questa luce, il titolo dell'ultimo suo libro, Poemas p6stumos, non è tanto un vezzo d'humour noir, ma la celebrazione di un pia170 - Jaime Gilde Biedma
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