Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

poesia E tutto un continente ridotto alla miseria, tarlato di storia e di mercato nero, all'improvviso ci fu più familiare. Stampe dell'Europa dopo la guerra che sembrano bagnate da una pioggia silenziosa, grige città dove arriva un treno lercio di rifugiati: quante cose della nostra storia recente ci portaste, risvegliando la speranza in Spagna, ed il timore! Perfino l'aria di allora pareva star sospesa, come in atto di fare una domanda, e nei vecchi ritrovi di quartiere tra i vinti si parlava a voce bassa ... I più giovani, noi, aspettavamo come sempre qualcosa che fosse definitivo e generale. E in quel momento, proprio in quei momenti di paura e speranze - così irreali, ahimé - apparisti tu, oh rosa dello squallore, sporca creazione umana, aspra, volgare e bella canzone francese della mia giovinezza! Eri l'imprevisto che si impose all'immaginazione, perché così è la vita, tu che cantavi canaglieschi eroi, l'esplodere delle rivolte come incendi, e la paura di dormire soli, l'intensità che affligge il cuore. Come ti amammo presto tutti quanti! Nel tuo mondo di notti, con il ragazzo e la ragazza abbracciati, in piedi in un angolo oscuro, nella sordina della tua melodia, suonava un'eco di noi stessi, esaltando la nostra nostalgia della rivolta. E ancor oggi, a notte alta, solo, il bicchiere nella mano, quando penso alla vita un'altra volta ancora sans/aire du bruit la tua musica suona nel ricordo, come un addio: sembra sia stato ieri e qualcosa è cambiato. Oggi non aspettiamo la rivoluzione. 166 - Jaime Gilde Biedma

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