poesia Cerco di formularela mia esperiema dellaguerra Son stati forse gli anni più felici della vita, e non è strano, visto che in fin dei conti non avevo neppure dieci anni. Le vittime più tristi della guerra sono i bambini, dicono. Però è anche vero che il bambino è come un animale: se lo risparmia la brutalità degli adulti, lui ne sa approfittare, e sa vivere più di ogni altro in questo mondo troppo semplice, che è tanto somigliante al suo. Per cominciare, la guerra significò conoscere gli altipiani ventosi, i campi seminati di terra appiccicosa e le sere turchine, cilestrine e quasi pallide, con i monti di neve rosea in lontananza. Il mio amore per gli inverni della meseta è dunque una conseguenza del fatto che c'è stato in Spagna quasi un milione di morti. In salvo in mezzo alle pinete - pineta della Mesa, del Rosai, del Jinete! - la paura e il disordine dei primi giorni erano qualche cosa di confuso, con quella irrealtà che è dei momenti troppo intensi. E Segovia appariva remota come una metropoli, era già quasi il fronte - o per lo meno un luogo eroico, un posto con tenenti con il braccio al collo, che era emozionante visitare: la guerra stava lì a portata dei bambini proprio corno la vogliono. Al ritorno, passando per il ponte di Unés, cercavamo la sabbia rimossa dove stavano, lo sapevamo, i cinque fucilati. Li dissotterrò la pioggia, poi, e li portò a valle la corrente. E mi ricordo anche di una gita a Coca, 164-- Jaime Gilde Biedma
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