Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

. poesia Jaime Gilde Biedma Sei poesie tradotte da Giovanna Calabrò MuoreEusebio Ce lo dissero quando tornammo a casa. Stavi a guardarci, caduto sullo sgabello del ferraio, con gli occhi attoniti di chi ha visto vicina la morte inesplicabilmente e non se ne lamenta quasi. Ti offrimmo alcune vaghe frasi per farti compagnia, qualsiasi cosa perché ormai eri solo definitivamente. Quanto avrei voluto. essere come allora... Saremmo ritornati tutti, su per il pendio, per darti, anche se era soltanto una parola di umanità, un _pocodi calore. Se fosse come allora, le sere nella pineta del Jinete, col fumo e il vento secco! Quando soltanto capivamo il sorriso adorabile dei tuoi denti sporchi e le tue mani deformi come pane per noi, in mezzo al mondo: un mondo inesplicabile come la tua morte - la nostra infanzia negli anni della guerra civile. Jaime Gilde Biedma - 163

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