Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

narrativae memoria La merce trattata non sono i malati o i morti, come è facile essere indotti a pensare. La merce sono macchine, fabbricati, farmaci, carriere, assunzioni. Le regole sono quelle normali dello scontro politico, inclusa la lottizzazione per partiti e correnti, senza però nessun contenuto di interessigenerali o principi. I mezzi sono il controllo dello spazio, degli impianti, dell'informazione e, sovranamente, la proiezione d'immagine. Ci si accorge subito, nelle lunghe attese, che, nel giro di un centinaio di chilometri e di un paio di mesi, si tiene un numero straordinario di convegni, per lo più per reclamizzare l'uso di attrezzature assai costose, che vanno giustificate, e lo sono automaticamente se la TV ne parla, e conferiscono prestigio. Perciò nessuna urgenza o sofferenza o pericolo farà spostare di un solo minut-o l'intervento del primario davanti alle telecamere, in sede o a un centinaio di chilometri dalla sede; e nessuna morte imminente indurrà chi possiede l'unità coronarica a metterla a disposizione senza debita procedura burocratica, ed eventuali ripicche, e lentezze mirate. In questo universo i malati sono le anime morte, manipolati effettivamente dal personale paramedico, e sottoposti di routine a uno straordinario numero di prove, prelievi, immissioni che rispondono più alla logica del lavoro a catena e dello scontro politico che a quello dell'indagine e della cura. A questa logica, all'inizio non si può sfuggire. Si vuole sapere, capire; e perciò si tenta di sollecitare, di ridurre i tempi del passaggio di un dato da settimane a giorni, di chiedere. Per evitare la morte tutti rispettano le regole. Ma questo è solo normalità italiana. Nulla ti viene dato; per qualsiasi cosa, dal reparto ostetrico al loculo in cimitero, bisogna fare politica e avere una strategia. Che è un ottimo motivo per emigrare, ma non specificamente appenninico. Poi ci si accorge che, contro le parole assurdamente dette, contro le rimozioni dei moribondi, contro l'ottimismo di maniera dei visitatori e dei medici, la morte è presente. I morti vengono portati via in fretta, ma non abbastanza. E le descrizioni dei risultati delle tomografie, delle ecografie, sono molto tecniche, ma non abbastanza. Mia madre è da questo momento solo una vecchia che deve morire; una vecchia con lo scheletro deformato e indebolito, che le lastre mostrano impietose, con gli organi deformati, una vecchia con uno di quei torpidi e onnipresenti cancri dei vecchi, che una volta si chiamavano puramente e semplicemente vecchiaia. Sua madre, mia nonna, morta, con qualche anno di più, con sintomi analoghi, nella vecchia casa del paese, di vecchiaia, si disse. E certo è bene che si sappia che non è vero, che cause definite sono all'opera, che la fibra se fosse sana reggerebbe ancora altri anni. Ma il tentare fino all'ultimo, anche quando le cause sono note e i rimedi sanguinosi ed incerti, l'aggiungere sangue e cibo a corpi che li rifiutano e fanno di tutto per morire, mi sembra un delitto, il contrario della pietà. Certo, la scelta individuale di vivere invece di morire, quando è una scelta, anche la scelta di tentare FrancescoCiafaloni - 159

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