Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontiitaliani La Gare de Lyon porta al sud, alla Sicilia, verso Palermo assolata e putrescente. È quella verso cui guarda Sciascia, a cui in certe erratili passeggiate inopinatamente lo conducono. i suoi passi. Spiegò il motivo della sua inquietudine. Che stava aspettando un prof essore, un oxfordiano docente di letteratura italiana. "E la conosce bene. Conosce anche ciò che gli italiani non conoscono; o non riconoscono. E conosce la cultura siciliana". E sembrò il merito supremo che Sciascia veniva a riconoscergli, e non in quanto - per lui - la Sicilia sia tutto il mondo, bensì il paradigma per conoscere molte cose del mondo. "Avremmo dovuto parlare del mio stendhalismo" aggiunse con un guizzo d'ironia negli occhi. Tornò a guardare verso l'ingresso. "Di regola gli inglesi sono puntuali" mormorò quasi tra sè. "Mah" concluse alla fine. E pareva, nel suo accento, nella rapida smorfia della bocca, che anch'essi - gli inglesi - fossero anch'essi perduti. Che stessero entrando nei confusi territori dell'approssimazione, della farragine arrogante e dell'attivismo levantino. Quella dimensione dalla quale egli - per quanto poteva - con cura cercava di allontanarsi. * * * L'Inglese si tolse la giacca e la posò sul letto. Sedette sulla sponda. Dalla tasca estrasse la pipa, tirò un poco senza accenderla. Forse non ci badava. Di nuovo il sudore gli venne addosso come una creatura orribile e meticolosa. C'era un silenzio agghiancciante. Ancora più agghiacciante pensare di trovarsi in un luogo simile a causa di una intervista di cui fra l'altro ormai stava perdendo i termini. Ma che stava accadendo? Guardò l'orologio e s'avvide che era trascorsa circa un'ora. Terribile. O forse Sciascia per un impegno improvviso aveva disposto le cose in modo che lui potesse aspettarlo più comodamente, e il portiere si era limitato a dargli la chiave senza fornirgli alcuna spiegazione? Si alzò e andò in bagno. Anche qui, tutto in ordine, come in attesa di qualcuno. Gli asciugamani, l'accappatoio, il sapone, tutto perfettamente allineato. Era come se Sciascia avesse tutto predisposto per uno dei suoi racconti nei quali spesso vittima e colpevole coincidono. Orinò nel vaso. Premette il pulsante dello sciacquone che sollevò suoni e echi. Si sciolse la cravatta. Guardò allo specchio il suo volto. Il fresco dell'acqua gli diede sollievo. Passò ripetutamente l'asciugamani sul volto. Rientrò nella stanza. La cosa immediatamente da fare sarebbe di chiamare il portiere. D'altra parte, voleva evitare ogni atto che potesse 148 - SebastianoAddamo

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