Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontiitaliani tellino e con un rullo tagliente gli avrebbero tolto il mantello e lo avrebbero messo a nudo veramente. Nel finale il grande taglio cesareo e l'orgia dei visceri tra i vapori dell'acqua bollente gettata sul pavimento. Tutto questo per Oreste era secondo natura ed egli mi diceva di amare le bestie. "Le bestie non soffrono, io le so colpire e risparmio loro ogni dolore." Il suo viso era dolce e soddisfatto. Forse tutto era così, semplice, ma io mi domando se in quel suo fiacco modo di esistere non si nascondesse un desiderio di vendetta contro la paura che lo aveva perseguitato, le bugie che ormai gonfiavano la sua vita, a rivincita del suo sesso sempre pendente. E mi prendo spavento se penso che questo personaggio che conosco nella sua vita banale, come tranquillo futuro padre di famiglia, gli nascerà anche presto un bambino, non sia peraltro una mia invenzione, mi domando se quelle passioni che gli metto in corpo non vengano fuori dal mio petto, che ora sento carico di vergogna. Solo il sangue può calmare l'angoscia degli dèi inferi. Anche per gli antichi il sangue propiziatorio era versato dai deboli: che si tratti di una vèrgine o di un agnello il sacrificio è vile. La caccia nel roccolo ora è proibita per legge. Oreste diventerà presto socio del macellaio, progettano un nuovo macello grande in cui tutto sarà meccanizzato e razionale, la zona ne ha bisogno. Ma per Pasqua i suoi due agnelli che ora sta allevando se li ucciderà lui e sa come farà a scuoiarli: basterà infilare una cannuccia sotto la pelle di una coscia e soffiare sino a che la pelle si gonfi ''tanto quasi che sembri un pallone" e si stacchi dalla carne e l'aria esca dal piccolo buco che il coltello ha fatto nel collo. Mi ha descritto tutto lui con molta precisione: sorrideva come un bambino che veda un pallone levarsi nel cielo. Per lui tutto è naturale, ma io non riesco a persuadermene. Forse il colpevole sono io. Livio Garzanti (Milano 1921), editore e scrittore, ha pubblicato il romanzo L'amore freddo (Bompiani, 1980). 142 - Livio Garzanti

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