Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontiitaliani petto, poi ne apriva la bocca stringendole le narici e guardava curioso dentro lo sbadiglio che quella mansueta gli offriva, pesava con gli occhi anche la lingua. Poi ordinava le parti che si era scelto. Il macellaio aveva nel retro della sua bottega una stanza scura, quadrata, il soffitto era alto e in alto, poco sotto, erano fissate alle pareti due rotaie e un complicato sistema di carrucole. C'era un odore di morte in quella stanza che alitava fin nel negozio, dove sul banco riposava la carne rosa, senza sangue, che sembrava ormai dimentica del suo passato. Una volta alla settimana il macellaio chiudeva il negozio e macellava. Sempre bestie nostrane che venivano giù, le migliori, dalle piccole stalle della montagna. Mi si perdoni una notizia curiosa in questo momento in cui anch'io sento un odore sgradevole: Oreste era diventato cliente di quel negozio, la prima volta, 'per amore', la donna che era alla cassa gli ricordava molto, e infatti ne era parente, la ragazza '' che aveva gli occhi azzurri''. . Quel fantasma d'amore svanì subito; la sua passione si volse ai coltelli dell'uomo che era al banco. I coltelli sottili, taglienti con la punta all'insù, che volgeva un poco, per le opere più delicate, e quelli grandi, terribili che lo mettevano in un rapporto diretto col sangue e quindi con la vita, gli davano una sensazione di autorità (potenza). La cattiveria e il peso di quelle lame gli sembrava potessero riscattare la sua debolezza o anche solo immaginava, come i bambini che pensano di maneggiarli, l'abilità delle mani sembrava dargli anche le virtù dell'intelligenza; imparò a distinguere e a dividere le parti, il filetto dal controfiletto, lo scamone, la coscia grassa dal soccoscio, l'aietta e il giovarro: un gioco entusiasmante; e a tagliare ogni pezzo per il filo giusto, cosa non facile sempre, a togliere il grasso· e a far scivolare fuori dal grasso snocciolandoli i rognoni, e le fettine della fesa dovevano essere sottili, per fare economia sul peso quando le avrebbe messe sul piatto dei suoi clienti. Poi. Sentì il desiderio di entrare nel segreto meraviglioso della morte. Chiamato dall'amico macellaio aveva assistito allo spettacolo di un toro recalcitrante trascinato nella stanza del macello con un cappio d'acciaio al collo e un cavo tirato da un grosso motore; aveva provato il desiderio di prendere in mano lui la pistola che ficcava dritto l'ago nella cervice della bestia. Si fece indicare bene il punto dove bisognava colpire, aveva messo il dito proprio sul luogo giusto tra il pelo corto dietro le corna. Stette a guardare, il suo colP.0lo avrebbe sparato un altro giorno, quando gli fosse capitato un manzo mansueto. La bestia crollò con un grande tonfo, bisognò essere svelti, ed egli aiutò a tagliarle subito la gola, perché il sangue con l'ultima pompata del cuore schizzasse violento e bagnasse di rosso l'uomo, le pareti, il pavimento e la segatura che era ammucchiata in un angolo, poi con le carrucole lo si sarebbe drizzato e appeso, come a piazza Loreto, e con un sottile colLivio Garzanti - 141

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