raccontiitaliani Quel giorno, quando tornò a riva con una rete di meno, nascose l'umiliazione e la vergogna dietro una faccia rossa piena d'ira, e, con una voce forte che non si era mai sentita, digrignando un sorriso disse che sarebbe ben riuscito a scoprire chi era stato il ladro, che egli conosceva benissimo, e che avrebbe saputo farsi valere; capì la vigliaccheria e seppe frenarsi quando stava per dire che lo avrebbe denunciato ai carabinieri. Cominciò ad andare e venire da un paese all'altro, chiedendo, spiando, visitando le darsene, ispezionando le reti, fino a che, conclusa la trattativa per il riscatto, col denaro e con la promessa di qualche beneficio che poteva ottenere per le conoscenze della madre, trionfò tornando a casa attraverso il paese con la sua rete sulle spalle. Si affinarono le sue virtù di narratore: raccontò con precisione di particolari come aveva 'saputo', e come, fatta allontanare una donna che era nella casa del ladro, con dignità e fermezza aveva fatto allora intendere che "c'era poco da scherzare" ... Se mi si domanda come ho fatto a scoprire queste trame, posso dire che fu l'ingenuità di Oreste, che mi passò qualche segreto nel desiderio di farmi intendere quanto era furbo e come già egli avesse amici influenti. Ma il patto fra Oreste e l'uomo andò molto più lontano. C'era in fondo all'immagine di quel brigante un ladro, solo ladro sarebbe stato, piccola persona al suo confronto, un'immagine abbastanza precisa di quel che può essere il Diavolo. Era robusto, aveva occhi neri, lucidi con qualche rosso bagliore, dovuto forse ad aver lavorato a lungo tra la polvere di una cava, un viso duro, con un bel profilo tagliente, una voce secca come di chi non sa che comandare. Nel periodo della repubblica di Salò pare che avesse fatto violenze, e avesse anche ucciso, scorrazzando e protestando la sua indipendenza fra partigiani e fascisti; le storie che si dicevano di lui arrivavano persino all'oro di Dongo. Cose vere e leggende lo ponevano in una luce di gloria; "gli oppressi" ammirano sempre chi ha coraggio e viola la legge, anche morale, e, segretamente, anche se la viola a loro danno. Ed egli ne sapeva trarre profitto, perché qualche arricchito, apprezzandone la fama, gli affidava la custodia dei suoi beni, tra cui anche la "guardia" di una riserva di pesca dove ora Oreste poteva liberamente buttare il suo tramaglio. Oreste gli pagava una tangente, ma il loro rapporto divenne col tempo, come potrei dire? ... senza alcuna insinuazione: "amoroso". Era soprattutto l'affetto del forte verso il debole, un desiderio naturale di proteggerlo. Ma il mio pensiero negativo e perverso vede il male anche in una favorevole disposizione della natura. Questo racconto ne è la prova; altrimenti perché lo avrei scritto? Credo che il bisogno_d'affetto nasca spesso anche dal male che altrove si vuole destinare e corro al ricordo dell'amore raccapricciante di quei custodi del ghetto di Varsavia che avevano scelto tra la folla delle vittime il loro 'cucciolo' e teneramente lo nutrivano e lo proteggevano dalla crudeltà dei colleghi. 'La dépence' 136 - Livio Garzanti
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