Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontiitaliani Livio Garzanti Sanguee paura È la storia cli un uomo che non mi riguarda affatto, con cui non ho nulla in comune, banale, quieto, pacifico, contento e sicuro della sua vita. Forse quello che mi attrae è il vedere in una persona all'apparenza tanto normale qualche cosa che essa non potrebbe mai riconoscere come sua, scoprire un incubo in chi certo dorme sonni tranquilli, esprimere il mio sadismo mentale su un soggetto che si potrebbe definire neutro. Così come fanno i ricercatori che, spesso, anche senza una vera necessità, mettono germi di mali terribili in animaletti ignari di tutto, li contagiano e poi li vivisezionano per conoscere il segreto delle loro malattie. E non so, ma è probabile che io trapianti il mio tormento su questa cavia che mi sono scelto. E già ho il titolo che è come uno slogan ferocissimo all'assunto di questo racconto: "Bisogna lavare nel sangue la vergogna della propria paura". Comincio da lontano e in modo aulico, partendo dalla Storia. Io credo in Lei, perché la Storia va al presente, si fissa nel nostro patrimonio genetico. Dalle sue salping si staccano uova in numero infinito e i guasti di ognuno cli noi nascono dal marcio di quelle u~a. La strada che segue il cammino incerto cli una biscia, tra svolte pericolose, entrando in grotte prof onde .e uscendo a prendere il sole in brevi rettifili, alta appena un poco sulla riva del lago fu percorsa dalle milizie del Wallenstein e i villaggi disseminati sulla strada, grigi, fatti di sassi subirono nei secoli razzie di eserciti e restano ancora dritte le rocche a ricordo delle prepotenze di antichi signori. Qui si spensero le gesta epiche del Bandito Meneghino cacciato coi suoi barconi corsari, per congiura cli armati dalla regione più ricca che è all'altro estremo del lago, dove le montagne che lo affiancano si aprono alla pianura. E qui, fino a non molti anni fa, la vita era misera, la gente raccoglieva le castagne e si difendeva dagli scorpioni che facevano i loro nidi tra le pietre che erano i muri delle loro case. Poi è arrivata, da non molto tempo, quasi improvvisa, la ricchezza chiassosa delle automobili che, partite dalle città lontane, fanno lunghe code nei giorni di festa sulla strada selvaggia, per godere lo splendore cli un paesaggio intatto o per celebrare matrimoni in qualche antica chiesetta, felici gli sposi e i fotografi 132 - Livio Garzanti

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