poesia Insegnava matematica e latino, se la cavava, ma ai suoi alunni non piaceva. Era così timida che ne avevano paura, e con tutti quei foruncoli, per di più. Dalla vita non ha imparato granché e a forza di piangere non aveva più lacrime. In casa sua non teneva neppure uno specchio, forse era assurdo, ma questo la aiutava. È in una vita da niente che c'è il dolore più grande, il dolore più grande. Chi se la passa bene e vive da signore non ha neanche bisogno di avere un cuore. Il primo fu un macellaio - lei studiava ancora. I foruncoli non gli davano fastidio - così almeno diceva. Ma lei non d credeva, stava ancor più male e rise quando lui parlò di matrimonio. Eppure a letto con lui ci andava ma non si lasciava mai guardare. E quando sua madre le disse di curarsi un po', non fiatò neanche ma le veniva da piangere. Il secondo mentiva, lei lo sapeva, ma lo amava e non chiedeva di più. Quando lui però tornò dalla moglie non si disperò, anzi: meglio così. È in una vita da niente che c'è il dolore più grande, il dolore più grande. Chi se la passa bene e vive da signore non ha neanche bisogno di avere un cuore. Il terzo, figlio di un riccone, la piantò con un brutto ricordo. Dovette curarsi, pagar le iniezioni ma pazienza: tanto era così E i foruncoli non andavano via. Con gli uomini aveva chiuso e non usciva più dalla casa senza specchi. Nessuno ci fece caso quando poi morì: quella faccia che lei tanto odiava l'aveva messa nel forno. Non si accorse neanche di crepare né di entrare nell'eternità. 130 - Rainer WernerFassbinder
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