discussione - no e a New York, a Berlino o a Londra, a Parigi o a Roma, che non restando a vivere in una piccola città di provincia ... Se ho continuato a scrivere poesie in una situazione generale come quella descritta? Sì, ho continuato. Ma senza accorgermene, senza capire che cosa significa e cercando soprattutto di non pensare a che cosa mi aspetta nel momento in cui sarò più convinto di quello che ho scritto e cercherò un editore. Quel momento, se devo dirlo, preferisco che sia lontano, mi fa quasi paura! Cercare di pubblicare le proprie poesie, farne un libro: ecco una condizione pratica e morale che non augurerei a nessuno ... (Per la poesia e il racconto, molto meglio le antologie e le riviste. Da un lato la pubblicazione è un'impresa meno ardua, e dall'altro la possibilità di selezionare il meglio è maggiore. Se in questo modo non si favorirà il desiderio degli autori di essere autori di libri, i lettori saranno favoriti dalla buona qualità di quello che si offre loro). 4) Senza alcun dubbio il grande lavoro sull'immaginario collettivo non è compiuto dalla poesia. Perfino il romanzo di consumo, perfino i romanzi più letti, sono poca cosa, da questo punto di vista, rispetto al cinema e alla televisione. Non è una novità: la tecnologia letteraria è da tempo obsoleta se confrontata con le altre tecnologie. L'invecchiamento precoce dell'avanguardia consistette proprio in questo: dato che il suo sogno velleitario e la sua malattia infantile furono di credere possibile e necessario rincorrere lo sviluppo tecnologico con un parallelo (?) sviluppo delle innovazioni nell'uso della parola scritta. Ma questo non è né utile né necessario: Saba è più attuale di Marinetti, William Carlos Williams è più attuale di Ezra Pound. Dal punto di vista tecnico e produttivo la letteratura è sempre al rimorchio di altre tecnologie e produzioni. In questo senso, essa è per definizione "retroguardia". Questo non deve farla credere però del tutto superata. Certo, la sua udienza e la sua efficacia sociale (sull'immagine sociale) è molto scarsa: per alcuni generi letterari, come la poesia, è pressoché nulla. I festival poetici, per quanto frequentati e clamorosi, restano pur sempre delle forme di comunicazione culturale minoritaria, d'èlite: magari un'èlite che vuole uscire dalla propria pelle pur conservando qualche piccolo privilegio. E del resto, il contenuto comunicato da un festival di massa non è la poesia, non sono le poesie lette, ma è l'idea e il sogno della poesia, il suo fantasma o feticcio: come in una partita di calcio in cui lo spettacolo si esaurisse nella presentazione dei giocatori e in qualche passaggio o tiro dimostrativo. Il privilegio dell'autore può anche finire (ma si tratta di un'espressione generica e poco chiara). Per chiunque si metta a scrivere, anche solo una lettera privata, invece, il privilegio della pagina scritta è intramontabile. Non tecnologia avanzata ma artigianato coscienzioso. E una serie di vecchie virtù come l'onestà con se stessi, la precisione, il 124 - Cordelli-Berardinelli
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==