discussione Non ho vissuto quell'esperienza "dall'interno", né l'ho studiata in seguito. Ma stando a quel poco che so del festival e dei successiviuna cosa emerge chiaramente: letteratura e poesia sono ri~aste e forse resteranno entità ''alla deriva'': ambiti di vita culturale esplosi, vera terra di nessuno dentro cui, come in un inferno o in un limbo, gli scrittori, pressoché tutti i poeti viventi, classici del novecento o principianti che siano, vagano come ombre intempestive, disattese, poco riconoscibili o non più ricon9sciute, nomi senza corpo, o corpi senza nome, o opere senza autore, o autori senza opere, in un generale rimescolio dai confini incerti, deboli e facilmente valicabili, in cui non si riescemai a capire· con certezza che cosa è letteratura e che cosa non lo è, che cosa è produzione e che cosa è consumo. Il processo della letteratura moderna come processo unitario e a senso unico si è arrestato e involuto. Le avanguardie ne sono state le interpreti più coerenti, perseguendo il rovesciamento e la negazione dell'arte attraverso forme di anti-arte (fino all'happening) ancora più estetizzanti dell'arte "autonoma", separata cioè dal pubblico e dalla prassi sociale. La tradizione moderna, però, è più ampia e più varia di quella riassunta e tematizzata dalle avanguardie. Credo che si possa guardare alle fonti storicamente più ibride e sobrie, meno rigoristicamente conseguenziali della letteratura moderna (il romanzo di formazione, l'autobiografia e il diario, il saggio, il reportage: tutta una tendenza anti-metaforica). La poesia, viceversa, è stata il luogo culturale di una serie di cortocircuiti impoverenti, in cui ha prevalso la tendenza a perseguire la costruzione di innumerevoli "personalità d'artista" a basso contenuto di intelligenza linguistica e di autoriflessione storica. Forse per scrivere letteratura e poesia non bisogna avere troppa paura della stupidità. Ma si potrà, spero, continuare a diffidare della stupidità e del conformismo anche se si travestono da poesia... 3) Non ho mai sentito Roma come un vero e proprio ambiente culturale: come un ambiente culturale in positivo. Ma forse è proprio questa la caratteristica di Roma, quella di non fare ambiente. C'è un'enorme università, ci sono i partiti politici, la Rai-Tv, l'Espresso. Ma non le grandi case editrici, non la tradizione "borghese illuminata'', non una forte classe operaia, e neppure un forte ceto medio legato alla produzione e al commercio ... Molta chiacchiera politica e politologica. Molta "spettacolarità". E poi, negli ultimi anni, molta attività dell'assessorato PCI alla cultura: una attività gremita di gente ''all'avanguardia'' ... Sono anche molti gli scrittori importanti e famosi che vivono a Roma. Ma come fantasmi, come assenti. Ci sono parecchie recite pubbliche di poesia. Piccole attività di cui neppure ci si accorge. Roma è una città bella e scomoda, esasperante, non ci sono locali pubblici frequen122 - Cordelli-Berardinelli
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