Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

discussione gnora ha ammesso che sarei un grande scrittore se non vivessi in provincia, per esempio se vivessi a Milano. Invece il problema è che Roma e Milano, o Lecce, implicano in pari misura l'uso di una lingua che non ha corso sul mercato mondiale, nell'impossibilità quindi di dominare la materia e influenzarne le sorti se non in misura aprioristicamente assai limitata; e che può, al massimo, assumere su di sé la propria condizione di marginalità, e rilanciarla in quanto tale ... A parte questo, io credo, molto seriamente, che alcuni scrittori sono grandi vivendo in provincia e altri in città; alcuni viaggiando e altri non uscendo mai di casa; alcuni leggendo molti libri e altri nessuno. Credo, infine, che i rapporti tra la nostra vita e la nostra letteratura siano piuttosto oscuri. Grosso modo, la letteratura riflette la vita, e dopo i trentacinque anni, non è che uno strumento per vivere, o soprawivere. Ma neppure questa è una regola ... Per tanti scrittori, non fu che uno strumento di morte, un modo per morire. Del resto, l'unica cosa che conti è questa: "Come si muore", ha detto una volta Faulkner. "Ecco perché si muore''. 4) "Lavorare nell'immaginario" è un'espressione molto anni ottanta. È giustamente· onnicomprensiva, da altro mondo diventato nostro, da abolizione di steccati e postulati tecnici o morali. Anche chi scrive, in questo senso, lavora nell'immaginario. Ma, prima di tutto, chi scrive - scrive. Però, rispetto a prima lo scrivere implica una consapevolezza in più e diversa, della differenza, del tempo e della fine (dei mondi - dei luoghi: scrivere non è sempre scoprire o inventare un luogo? e che luoghi si possono più inventare o scoprire? gli spazi erano già così ristretti quando Kafka s'infilò, da talpa, nella sua "tana"!). 5) Detto questo, si continua a scrivere. Inevitabilmente, non posso che parlare, per la domanda n. 5, a titolo personale. Ebbene: guardo con distacco a tutte le passioni letterarie per me durate un ventennio e ormai, tutte, decisamente spente. Il mio orizzonte è, se così posso dire senza ingenerare equivoci, meta-letterario. Il problema è continuare a vivere senza distrarmi troppo - questo sarebbe già un morire. Se poi debbo dire cosa o chi mi aiuterà meglio in tale compito, rispondo che né le avventure dello spirito né quelle altre mi aiuteranno un granché. Anzi, tutte mi fanno orrore. Preferisco il mio vuoto. Sarei grato agli dei che mi donassero una porzione di humour in più. Alfonso Berardinelli 1) La bandiera del Pubblico della poesia venne tenuta alta nella seconda metà degli anni settanta soprattutto da Cordelli. Pur avendo una forte tendenza a interpretare ogni cosa metaforicamente, come se120 - Cordelli-Berardinelli

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