Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

costrutta e pronta e dentro quella fabbrica sono ingegnosi macchinari orrendi ed efficaci che le scrofe possono e i porci figlioletti e gemebondi - che di acutissimi gemiti avrebbero gli antri tutti del Bràdano ed i boschi d'intorno empiuti e fino i monti dove dorme ferace d'api erma Venosa - con destrezza possente sminuzzando e insaccando nei loro omenti stessi e fra grani di pepe infocatissimi e spaghi e nastri e labelli e sigilli dopo lunga stagione stagionati far pervenire ai panini onde s'ornano le mense e i bar degli spuntini e anche nei crudi ghiacci delle notti inverne di desolate stazioni, fra lerci zinchi, le Tavole Fredde e li azzannano rappresentanti di commercio o stanchi uxoricidi o precari vaganti. .. Ma no. Quei porci che d'Italia strazio fanno, non quelli che l'Italia strazia, hanno, per oltre dieci anni, lasciato alla ruggine edace ordigni e macchine. È già ferraglia ogni due l'una. E solo maiali ventimila la regione èduca ove fan d'uopo centomila perché riattate e rinnovate e unte possano di Tricàrico le macchine triturar quelle carni ed alle figlie dei pallidi operai paterna giunga mercede onde si affrettino le nozze col baffuto barese o il cosentino. Quanti di quelli che accolse Tricàrico sono discesi ai padri! Il Carlo Levi e l'Alicata funesto e il Raniero Panzieri che un decennio ebbe a sua gloria. L'antico fianco altri traggono. E, vedi, l'amico che di care itale note vestì la morta di gelo Giovanna del poeta germanico e di gelo storico è stretto ormai sin dove gli esita tra le falangi fragili la biro. 1980 poesia FrancoFortini - 111

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