poesia Franco Fortini Perunaltro"ospiteingrato'' I (Ascoltando un intervento su/l'Alfieri) Credei sdegnare in gioventù la torma degli eletti, le viole del porcile. Poi crebbi e seppi che tenuto a vile spesso in vile chi è solo si trasforma. Giunto in età dove meglio è che dorma se non dormii quando era dolce aprile, qui chiedo al mondo con sommessa bile che ombra non rechi mai di me né orma. 1970 li (1973) Senza un diletto, inutilmente, in questo anno da buttar via. Fra tossi e fitte, lune furtive e tremiti. Il dissesto delle gengive e i vili itteri. E poi le guarnizioni delle punterie che chiedono ricambio. Le ironie e le agonie. La furia alta su noi. lii (Chiede al Zanzotto di non insuperbire) Andrea, di quel valor che ogni uomo ha in cura non so se mai fu alcun di te più prode custode o amante. Ruggine non rode il filo di tua lima irta e sicura. Moquli l'elegia, l'inno alzi o l'ode, spiri in fragile avene o in piva oscura, trapassa il verso tuo le a dismisura di protervia e di vento enfiate mode. FrancoFortini - 107
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