Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

bottega Guido vorrei, significava mettersi di fronte a tutto lo stilnovo ... Ne resultava tra l'altro: Odo la bocedel lavoratore. E forse si trovano li, le radici del malanno, il bacillo, di cui secondo alcuni, sarei stato portatore ·e vittima insieme: un'affezione populista che mi accompagnerebbe sin dalla nascita. Come, proseguendo, di cronista in cronista, mi sarei imbattuto nel Velluti e nella sua "Cronica domestica". Della quale dovetti ricordarmi al momento di decidere un titolo per "Cronaca familiare''. Gli scherzi e le deviazioni della memoria. Così per ''La costanza della ragione", il debito dantesço, che ha incuriosito il grande Contini. Dirò di più, prima di affrontare veramente il "Decamerone" avevo accostato Boccaccio attraverso la sua ''Vita di Dante''. E i testi del Sommo Poeta su cui mi fingevo di studiare, erano quelli curati ed annotati da Michele Barbi, da Isidoro Del Lungo, da Ermenegildo Pistelli. Ero assiduo frequentatore delle LecturaeDantis. Pistelli lo avevo addirittura conosciuto, ch'ero davvero ragazzo, anzi bambino di 5/6 anni, per mano a mio nonno cuoco e socialista che Pistelli stimava e, siccome sapevo già leggere, Pistelli mi regalò un esemplare delle "Pistole d'Omero" ... ...Anche il professore che aveva dettato quelle dispense, era oltretutto un dantista dal cognome dantesco (Purgatorio Il, 91). Un grande studioso. Dopo un tale incipit, Commedia e Croce, meditandovi sopra scopersi, entravo nei miei diciott'anni, che - seppure conoscevo, per quel che mi simulavo di conoscere e capire, del mio Dante e del mio Campana, del mio Cavalcanti e del mio Palazzeschi, restando fra i poeti, del mio Baudelaire e del mio Rimbaud, magari letti dapprima nelle traduzioni sonzognane di Decio Cinti - dell'Estetica di Croce, del suo sistema, avevo una vaghissima nozione. Mi nutrivo di poesia e di romanzi - i russi, i russi, deliravo, anteponevo Dostoevskij a Tolstoj - di libri di cronaca e di storia di scienza, livello Flammarion allo stato brado. Tanta erba novella per il cavalluccio scapestratello che portava il mio nome. Altro ancora, ..:che ho cercato di ampiamente riassumere, affabulare, in'' Allegoria e Derisione'' ... L'invito a Croce, e per giunta dialettico, lo accolsi come il richiamo a un ordine mentale che fino ad allora mi aveva parcamente assistito. Mi si aprì davanti il tempo della filosofia ... Furono tre/ quattro anni duretti, stavo di casa alla ''Nazionale'', full time. E chiusa la Biblioteca, le ore piccole, il biliardo, gli amori. Finché caddi ammalato, è naturale. Molto allegramente devo dire. Quante cose si riesce a fare, anche "giacere" con grande brillantezza, lo stomaco da giorni digiuno; anche ammalarsi di brutto e splendidamente guarire, in certe stagioni della vita. Quante volte non si è messi in mezzo. O per nostra scelta si resta prigionieri. D'una chioma d'oro, d'un'ideologia. Come oggi del resto: In ben diversa stagione ... Nacque insomma da quelle dispense, anche da quelle dispense almeno, una più persuasa razionale visione del mondo, l'apprendistato culturale. E il capire che non basta ca-pi-re quando davvero si vuole VascoPratolini - 105

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