bottega fuori domani che rientro, e vi appenderò accanto questa di cui mi avete voluto onorare ... Un giorno a New Haven, durante un seminario, un ragazzo dell'Ohio che alla sua università naturale di Cleveland aveva preferito la più prestigiosa Yaie, edotto della mia "formazione", mi domandò quando dove avevo imparato le lingue. Come se davvero le sapessi, risposi, e comunque tra i diversi mestieri della mia adolescenza e primissima giovinezza, oltre al tipografo,. l'acquafrescaio il travetto, ho fatto anche il vice-portiere, turno di notte, ed era vero, Hotel Moderno (davanti alla Posta Centrale, controllate). Ma più, qui un po' bleffai, seguendo i corsi, tradussi, dell'Italian Philological lnstitute, in Florence, mia patria. Diventammo, siamo rimasti amici ... ... Con quelle dispense tra mano, nottetempo adesso, al tavolo di cucina, leggendariamentè a lume di candela, ma anche questo è vero, ne intrapresi la lettura. Abitavo in quel periodo di là d'Arno, Quartiere S. Spirito all'incirca, via Toscanella, quasi dirimpetto al laboratorio e allo studio di Rosai, che conoscevo. Attraverso lui, le mie prime frequentazioni letterarie e artistiche, di sfuggita. Già avevo tra i moderni, il mio trio d'elezione nel panorama degli scrittori italiani contemporanei: Palazzeschi, Jahier, Tozzi. Sospinti dal grecale e dal ghibli che si levavano dalle pagine di Campana. Dirò che non ancora ero arrivato a Svevo. Gli amici di Rosai allora: Dino Garrone, Berto Ricci; e il grande incontro, con Palazzeschi in persona, al quale dedicai una poesia, perduta e ritrovata, che finiva: "Come son belli Palazzeschi e il sole". Tra i più giovani sodàli di Rosai, colui che per primo mi avrebbe dato la sua amicizia: Bilenchi. .. ... Ora, una di codeste dispense, incominciava: "La Divina Commedia non va letta alla luce, o non soltanto alla luce'', insomma il concetto era questo: la Divina Commedia non ha nulla a che fare con l'Estetica di Benedetto Croce. Che comunque si sollecitava lo studentelettore a tenere in conto di massimo pensatore. A stabilire con essa Estetica, esso pensiero, una vera e propria dialettica. Crocianamente intesa, suppongo. La strada che successivamente, per altri sentieri e monti e mari, avrebbe portato a Hegel a Marx. Sia chiaro, della "Divina Commedia", qualcosa io credevo di sapere. Insieme alla "Vita Nova", aveva rappresentato il faro su cui (dimessi Salgari e Verne, ma anche "Gargantua" in edizione ridotta, anche "Oliver Twist") si era orientato il ragazzo che in qualche modo continuavo ad essere. L'ho detto e ripetuto in altre circostanze: punto di partenza le terzine scolpite sul marmo sotto la Torre di Badia, tutte in giro per le strade della mia infanzia, l'epoca, fino al 1925/26, che avevo abitato in via dei Magazzini. Presto diventato, oltre che un faro, uno strumento di lavoro, una specie di programmatore per l'autodidatta ch'io ero. Le note a pie' di pagina esigevano immediatamente altre letture: Compagni, Villani, una reazione a catena. Per esempio: 1 ()4. - VascoPratolini
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