bottega Vasco Pratolini Ritorno ✓a Firenze Torno in questa Università degli Studi dopo 52 anni, idealmente rientrando dallo stesso portone, del resto qui a due passi, di Piazza San Marco, lasciandomi alle spalle il monumento a Manfredo Fanti e le celledell'Angelico. Correva l'anno 1931.Era morta la donna che amavo, di due anni più vecchia di me, una vecchia meravigliosa ragazza di vent'anni, alla quale promisi che, lei scomparsa, avrei continuato a scrivere le poesiole e i raccontini, tuttora la più parte inediti naturalmente, che ogni volta le dedicavo. E ubbidito al suo desiderio di mettere ordine nella mia vita, ora che, abbandonato il mio ultimo mestiere, avevo deciso di dedicarmi interamente allo studio. Le lezioni, gratuite, di latino dell'amico Becheroni... Valicai quel portone con uno scopo preciso: informarmi alla Facoltà di Lettere, appunto, sul piano di studi per l'anno accademico 1931-1932. Che io fossi, in teoria, un liceale maturo non avevo nessun dubbio. Oltre alla poesia, alle narrazioni, mi appassionavano le arti (allora dette figurative), gli antichi Maestri e i moderni, l'architettura, il cinema, il teatro. La "piccionaia" della "Pergola" e del "Verdi", i concerti alla Sala Bianca, quando avventurosamente riuscivo a conquistare un biglietto... Questo scopo preciso e qualche lire in tasca, risparmiata mediante capriole. E molte speranze, un nuovo amore - e con in testa il Fascio che tuttavia non mescolavo mai, questo posso ben ricordarlo a me stesso, nè con la mia fame nè coi miei studi. Rimasi forse un paio d'ore lungo i corridoi e nella segreteria di Piazza San Marco. Ne uscii con un mazzetto di dispense che cominciai a sfogliare lungo il marciapiede qui sotto, e via Ricasoli via del Proconsole, fino a Piazza Peruzzi, al confine del "Quartiere" - Quartiere di Santa Croce - dove aveva sede l'Istituto Filologico. Alla cui scuola serale già "studiavo" francese. E non indegnamente, se venni promosso dal primo al secondo corso superiore con la media del sette e un quarto su dieci. Mi rilasciarono l'attestato, preludio al diploma che, nonostante il mio disordine si trova ancora, bello incorniciato, in qualche anfratto della mia casa romana. Qualcuno lo ha salvato, nel corso degli anni, dai miei naufragi. Fu la mia prima laurea. La tirerò VascoPratolini - 103
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