bottega una verità che non sempre corrisponde a quella che crediamo esser la nostra. Viaggia su altre orbite, segue altre stelle... Il più delle volte la poesia che riusciamo a portare a compimento non è, infatti, quella che vogliamo o che avremmo voluto, ma quella che (detto alla buona) ci viene e che può anche manifestarcisi sotto apparenze immediatamente non riconoscibili per quelle di una poesia: magari come una frettolosa e distratta annotazione, dettata da un profondo che non percepiamo nemmeno, quasi a noi preesistente, un profondo che cerchi attraverso di noi - suoi tramiti e quasi catalizzatori - la propria forma, il modo del proprio manifestarsi ed essere; un profondo pre-esistente e naturale, non "determinato" ma semplicemente "scoperto" dal poeta che con esso abbia la felicità di coincidere per via di scrittura. Un'altra sera - sul finire dell'anno, mi sembra, 1%1, - annotai su una delle tante agende che per antica abitudine riservo a questo scopo alcune righe scritte quasi senza riflettere: forse per fissare un generico pensiero, lo stato d'animo di un momento ... Avevo anche una certa fretta, mi ricordo, dovevo uscire; forse, cenando, avevo bevuto anche un bicchiere di vino in più. Non ritornai su quell'annotazione, le agen7 de hanno di bello che ogni giorno si volta pagina e quel che si è scritto oggi può anche capitare di non rileggerlo per mesi o addirittura mai. Passarono diversi mesi e, quando mi ritrovai casualmente su quelle righe, fui quasi sorpreso di averle scritte ... Sorpreso, dico, perché nel ricopiarle a macchina cominciai ad accorgermi che si trattava già di una poesia, senza bisogno di aggiustamenti né di varianti. O quasi. Infatti, di li a qualche anno, l'avrei inclusa nel mio libro La vita in versi, intitolandola con le prime tre parole del suo primo verso: Con tutta semplicità devo dire che un tempo sembrava lontano il tempo in cui morire. Ora non è più un pensiero strano. Ora è sempre lontano (almeno spero) ma posso già prefigurarmelo. Ho l'età in cui dovrei fare ciò che volevo fare da grande e ancora non l'ho deciso. Faccio quello che faccio, altra scelta non ci sarà: leggo di miei coetanei che muoiono all'improvviso. Ma anche questo esempio, accoppiato al precedente, potrebbe far pensare a una mia concezione della poesia come facoltà medianica, una specie di canale diretto col mondo del mistero o, più banalmente, dell'inconscio; e, parallelamente, a una mia idea (più sopra già accennata) quasi strumentale del poeta, poeta-sciamano, poeta-profeta, GiovanniGiudici - 99
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