Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

bottega rappresenta l'invenzione postuma di una realtà inesistente, ma soprattutto perché "io" non è più un bambino costretto all'innocua noia di un collegio. È un adulto. Ed è un altro. La poesia Asilo ha avuto il singolare destino di essere tradotta, e non per mia scelta o iniziativa, in lingua giapponese; il che, sia detto fra parentesi, induce a sorridere pensando a quanto lungo cammino le parole e le frasi di quella lettera abbiano percorso nel loro lento processo di trasformazione nell'inseguire un proprio amor de lonh (del resto ogni vero amore è amor de lonh, nel tempo e nello spazio o nella situazione sociale) ... Ma io ho voluto qui ricordarla essenzialmente per giustificare il titolo di questo discorso e per sottolineare come esso vada preso alla lettera, con la parola poesia intesa in qualità di soggetto e il si costruisce in qualità di voce riflessiva del verbo. In altri termini, vorrei qui cercar di spiegare, sulla base di personali esperienze, come il "poema" (per tale intendendo ogni singola composizione poetica) svolga nel suo farsi, nel suo divenire, una certa parte attiva di importanza pari, se non maggiore e più determinante, a quella svolta dal poeta, dall'autore. Nello stesso tempo, se pur ve ne fosse bisogno, vorrei sgombrare il terreno dal possibile equivoco dell'essere il mio titolo interpretato nel senso di una serie di istruzioni sul come una poesia può essere costruita. Tanto più che, se davvero questo do it yourse/j fosse praticabile, la poesia cesserebbe di essere la cosa che è. La cosachiamatapoesia è il titolo che, io e il mio amico Vladimir Mikes, decidemmo di dare una quindicina d'anni fa, a una scelta di versi di Jili Orten, un poeta cèco morto nel 1941 a soli ventidue anni, che insieme avevamo tradotto per l'editore Einaudi. E ora non resisto alla tentazione di riportare qui per intero la breve poesia da cui quel titolo fu preso: La cosa chiamata poesia quella vorresti fare? In solitudine singhiozzare e tanto volere bene Senti? È il suo ticchettìo Così disperato giocare La cosa chiamata poesia quella vorresti fare? Forse lo sai che spesso la parola è troppo sciocca Ma Dio ti chiude la bocca e altro non ti può dare La cosa chiamata poesia quella vorresti fare? 94 - GiovanniGiudici

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