Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

discussione vanti a caste orecchie nominare non si osa / quello, cui casti cuori rinunciare non sanno" (vv. 3294-6: è sempre Mefisto che parla). È evidente che il tema della decisione, qui, non è stato cancellato, quanto piuttosto affidato a qualcuno che, essendo il diavolo, agirà in modo totalmente privo di scrupoli. La decisione non è stata eliminata dal quadro: questo non può essere. È diventata persino più crudele, e proprio perché Faust non se ne cura e la lascia nelle mani di Mefisto: ma tale delega l'ha reso meno visibile, ed è quasi possibile non sentirne il peso. 4. Nel secondo testo, L'educazione sentimentale, Mefisto è diventato un diavolo nascosto. Frederic Moreau possiede di già quei doni tradizionalmente offerti da Mefisto - gioventù bellezza denaro - senza dover firmare alcun patto. Un vecchio zio ricco muore, ed è tutto: davvero Frederic non ha alcuna responsabilità. La distribuzione del potere sociale sembra ormai affidata ad un meccanismo totalmente autonomo che è anche, per la stessa ragione, completamente imprevedibile. Il corso storico non è più contraddittorio e crudele (come in Goethe), ma inscrutabile e casuale. Potenzialmente è persino più catastrofico, ma appare ormai così remoto che Frederic può vederlo - come in effetti avviene nei primi giorni della rivoluzione del '48 - semplicemente come uno spettacolo cui assistere con sempre maggior distacco. Questo atteggiamento estetico verso la vita e la storia è la chiave di un'altra novità contenuta nell'opera di Flaubert. Qui il denaro non è più il mezzo grazie al quale il desiderio può essere soddisfatto (come sosteneva Marx in una pagina giovanile che esaminava il Mefisto di Goethe). Nell'Educazione sentimentale il denaro è agognato perché permette di rimandare la soddisfazione, non di realizzarla. Adesso che è ricco, Frederic può finalmente indulgere nei suoi sogni in quanto sogni: poiché sa di poterli realizzare in qualsiasi momento, non è necessario farlo ora. "E invero ci sarà tempo - scriverà T.S. Eliot - e tempo ancora per cento indecisioni / E per cento visioni e revisioni... " L'esistenza di Frederic è uno straordinario monumento all'indecisione ironica: riesce a rimanere indeterminato persino in quegli anni cruciali - tra 1848e 1851- in cui tutti devono decidere da che parte stare. E c'è poi quella pagina famosa, l'ultima del romanzo: "la cosa più bella che ci è capitata'', confessa un Frederic ormai vecchio a Deslauriers, l'amico di una vita, è quella fuga dal bordello, nella prima adolescenza allorché "la vista di tante donne, tutte a sua disposizione", aveva paralizzato, anziché acuirla, la capacità di scelta di Frederic. La cosa più bella che ci è capitata è un'esperienza che non ha avuto luogo, e che può esser dunque ri-esperita in modo del tutto soggettivo e incontrollato. La magia romantica dell'indecisione ha trovato Franco Moretti - 89

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