Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

discussione sostenne che il problema psicologico fondamentale del cittadino moderno deriva "dal mutare rapido e incessante degli stimoli esterni( ... ) dall'intreccio velocissimo e indistricabile di immagini mutevoli (... ) da stimoli che sono insieme violenti e inattesi". In questa perfetta opera modernista che è la città di Simmel gli stimoli possono essere pericolosi - possono essere degli choc, come scriverà Benjamin di Baudelaire. Bisogna dunque imparare a proteggersene. Ma proteggersi non può voler dire semplicemente chiudere gli occhi di fronte alle immagini mutevoli violente ed inattese, perché, alla fin fine, questi stimoli alludono a quel che di meglio il mondo moderno può offrire: oggetti da possedere, ruoli sociali da impersonare, situazioni affascinanti di cui fare esperienza. Il cittadino modello dovrà dunque vedere e non vedere, accettare e negare al tempo stesso. È una situazione contraddittoria e disagevole, ed ecco che, per farci "sentiré a casa nostra" nella metropoli del capitalismo (sentimento che deve ben essere assai vicino al centro di quella che chiamiamo "ideologia dominante") sia gli stimoli esterni che la loro percezione soggettiva assumono degli attributi alquanto peculiari: i quali, ed è questo il punto, sono ancora una volta pressoché indistinguibili dalle componenti essenziali del modernismo letterario. Gli stimoli diventano "suggestivi" anziché "significativi": devono possedere la minor determinatezza possibile, al fine di essere "aperti", o meglio ancora promuovere una pluralità di associazioni tale che ognuno possa "trovarci dentro qualcosa". Devono, in sostanza, inverare una delle parole-chiave del modernismo letterario: "ambiguità". Quel che deve svilupparsi sul versante del soggetto che percepisce, d'altro canto, è l'idea che questa galassia di associazioni abbia un valore in quanto tale: non come punto di partenza dal quale procedere verso una scelta definita (che sia la scelta di un soggetto, come nella pubblicità, o una scelta interpretativa, nella lettura di un testo) ma come "campo di possibilità" che affascina proprio perché è sempre più irriducibile al campo dell"'attualità". La migliore definizione di questo atteggiamento ironico-estetico è ancora quella di Coleridge: "willing suspension of disbelief", deliberata sospensione dell'incredulità. Una formula che ci fa capire quanta parte dell'immaginazione modernista - che ci ha abituato all'idea che nulla più è incredibile - abbia le sue radici nell'ironia romantica. Che a sua volta, ha osservato Carl Schmitt in Romanticismopolitico, è una forma mentale che vede in ogni evento nulla più di un"'occasione" per un libero gioco emotivo ed intellettuale, per una decostruzione soggettiva ed ideale del mondo quale è. Incardinata alla categoria della "possibilità", l'ironia romantica è incapace, anzi ostile a tutto ciò·che si avvicina ad una decisione: ma la decisione - lasciando da parte l'uso autoritario che il termine assume nel pensiero di Schmitt - è un che di inseparabile dalla prassi e dalla storia. Bisogna FrancoMoretti - 87

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