Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

discussione avallo per ogni forma di prevaricazione. Se scoprirà ad esempio che il consenso di un giudice non gli ha dato la certezza di esistere, ilprimo di cui dijjiderà sarà lui. la nevrosi è alimentata dagli stessi letterati. La paura che provano è quella con cui intimidiscono gli altri. L'attributo della inesistenza è l'unico che di buon grado concedono ai loro simili. La frase "non esiste", riferita a un collega, è l'espressione più tipica in cui condensare un giudizio. Pensavo alla prima volta che l'avevo udita, qualche decennio fa, da un criticofamoso: ero un ragazzo e avevo provato un certo disagio. Mi era parso di assistere a un omicidio silenzioso. Più tardi mi sono arreso all'evidenza: il mondo dei letterati è popolato da uomini che non esistono, almeno per i loro concorrenti. Ho dovuto anche constatare che lafrase "non esiste" provoca un fugace, quanto innegabile piacere. Questo credo sia assicurato dalle condizioni di impunità -predilette dal letterato - in cui il delitto si compie; dal caratterepuramente orale della violenza, che, esercitandosi per di più su un soggetto assente, non produce effetti fisici, sempre paventati; e infine dal potere ritrovato della parola - bomba di solito disinnescata in mano ai letterati - che invece questa volta, oltre a sopprimere una esistenza, riesce addirittura a cancellarla, con un semplice verbo preceduto da non. Ho visto troppi letterati colpire in questo modo a distanza. Quasi sempre sceglievano anziani più noti di loro o giovani meno noti. Ho constatato che gli effetti sono stati modesti, stavo per dire inesistenti. Gli altri hanno continuato ad esistere, spesso in buona salute, talora in ottima. Non sempre si poteva dire lo stesso di chi li aveva sottratti al mondo a loro insaputa. Questo ha diminuito la mia fede nellapotenza dellaparola, almeno nel senso particolare in cui lo intendono i letterati. Ricordo un direttore di giornale, una decina di annifa, che, in una affollata presentazione reciproca, mostrò, con un diniego energico del capo, di non avere riconosciuto il mio nome. La cosa non mi avrebbe stupito, se non avesse stupito lui. Infatti mi chiese accigliato, avvolgendo l'orecchio destro con il palmo della mano, come se fosse sordo, di ripeterglielo da vicino. lo ebbi la presenza di ripeterglielo a voce più bassa, in modo che non senti: Ma lui ebbe lapresenza di mostrarsi ancora più stupito di prima. I piccoli attestati di esistenza, ricercati con avidità, dati con parsiGiuseppe Pontiggia - 83

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==