raccontiitaliani che aveva cercato, quelle per Clara, quelle per Giulia, quelle per Giovanni, ora erano lì, intorno a lui. E in quel chiarore nuovo vide anche la morte e gli parve di capirla. - Clara, Clara, - chiamò. "Vieni, ti posso spiegare". La luce sembrava crescere ancora, sempre di più, quasi bagnasse d'oro tutta la stanza, e le parole erano così nette da lasciare l'ombra. - Clara, Clara. - Alzò le mani, cercandola, e lei glielepresè, dolcemente. Antonio la sentì sussurrare qualcosa. - Babbo, sono qui. - La vedi Clara? La vedi questa luce immensa? E ora vedrai le parole, quelle che credevi non esistessero. Il senso di tutto. Tornerai a vivere perché potrò spiegarti. A te. Agli altri. Ogni cosa, ogni fatto. Ascolta. Fece l'ultimo sforzo, richiamando a sè tutte le frasi che volavano nella stanza. Le ripresé. Ancora più luce. Vide il giardino. E il sole. E il mondo che brillava. - Clara, Clara. - Cominciò a parlare. Aspettò che il tramonto si estenuasse fino a sfilacciarsi di viola, in fondo alla serenità azzurra delle colline. Sono i colori dei paesaggi di Leonardo, le aveva spiegato una volta Giulia, che si occupava d'arte. Ma per Clara non. significavano altro che la sua infanzia. E forse la magia. Attese ancora un momento, poi rientrò in casa e solo allora si accorse che non aveva mai smesso di piangere. Era ferma nell'ingresso quando vide Giovanni che scendeva le scale. Dai suoi occhi capì che la stava cercando. - Vieni - le disse, - bisogna che tu salga. Siamo alla fine ho paura. E poi a Vittoria sembra di averlo sentito mormorare il tuo nome. - Lei si slanciò su per le scale. - Lo sapevo che non dovevo lasciarlo, neppure un minuto. - Stupida. Idiota. Più che ripeterselo cento volte. Le lacrime, dopo. Non ora che non servono a niente. Debole: Egoista. Stupida. Sentì la mano di Giovanni che la prendeva per il gomito. - Calmati, ti sono vicino. Ti voglio bene. - Sulla porta della camera c'era il dottore. Accanto Vittoria. Ormai era notte. Nella stanza il buio era interrotto soltanto dalla luce, leggera, della lampada sul cassettone. Sentì il respiro affannoso di Antonio. Si avvicinò, quasi in punta di piedi, come si fa con i bambini per vedere se dormono. Clara sapeva che Giovanni la stava a guardare. E il dottore. E forse fu questo che le impedì di mettersi a urlare, per rompere quel silenzio crudele, insopportabile. Guardò Antonio, di nuovo, e finalmente rivide suo padre, nel volto disteso, quasi sereno, nelle labbra socchiuse. Poi vide la sua mano alzarsi, quasi impercettibilmente, verso di lei e udì la sua voce. - Clara, Clara. - - Babbo, sono qui. - E le sembrò che le volesseparlare, che avesse qualcosa da dire. Più vicina, più vicina ancora. Babbo. Sono qui. Sono io. Fuori della finestra il vuoto del buio, nella stanza silenzio, nel vano della porta Giovanni immobile. "Ti vuole parlare" pensò, "cerca di capire". Le labbra di Antonio si mossero. Più vicina, più vicina ancora. Clara si chinò sul volto del padre. Ma quelle che per Antonio erano le limpide e chiare parole di una vittoria, per lei non furono altro che l'ultimo e indistinto mormorio del babbo prima di morire. 80 - Giorgiovan Straten
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