Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontiitaliani giocare. La palla, vola, la tiro, vola. Ancora. Si gioca e si gioca e si gioca. Suona la campana, sono le nove. Si aprono i negozi: il barbiere, l'ortolano, la farmacia. Di certo avranno da ridire, che gli si dà noia a giocare. - Allora, che ci fate in giro a quest'ora? Niente scuola? - - C'è sciopero. - - Sciopero. - - Dei bidelli. - - Ma qui mi date noia, ho da mettere fuori la frutta. - Via, tutti via. Che si fa ora? - La merenda, ecco che si fa. Si può mangiare subito, non c'è da aspettare la ricreazione. - E via di nuovo, tutti su per la strada del paese vecchio. Una panchina. Tutti insieme a mangiare. Ma a star fermi fa freddo. Quest'anno non ha ancora nevicato, speriamo succeda presto. - lo vo a casa - dice Franco, - magari ci sono i cartoni animati alla televisione. - - Vengo con te. - - Te, Giuseppe, che fai? - - Vo a casa mia, a giocare col cane. - - A domani. - - Ciao. - Corro di nuovo e non sento più freddo. Per la strada c'è gente, molti li conosco e mi salutano. Sono alla fine del paese, a passare dalla casa dei Castellari arriverei molto prima, ma ho paura a suonare. Così mi tocca girare intorno al muro del giardino e farla piu lunga. Eccoli i campi e il viottolo e l'erba. È tutto bagnato. Succede la notte, col freddo. Quando fa caldo, d'estate, vengo sempre qui a giocare con Tim. Ora no, d'inverno vicino casa. Ma oggi un po' ci voglio stare. Lassù in cima c'è la siepe e il giardino della villa. Non si vede mai nessuno li. Ora. Prima c'era Filippo. Quando? Quest'estate no, quella prima. Mi pare. Allora c'era. Poi è andato via. Simpatico. E io invece ero piccolo e tante domande non gliel'ho fatte. Sono fermo, ma se non mi muovo mi si gelano le mani. Anche se ora c'è il sole. Chiudo gli occhi e lo guardo, è rosso. E mi ricordo un'altra volta che ho guardato il sole, ma con una foglia. Filippo. Si giocava a palla, ma la sua faccia non so più com'era. Via, basta, corri. Sei felice, è festa. Sciopero a scuola, oggi. Posso giocare da ora a quando fa buio. I compiti li fo dopo. È festa. Filippo. Sciopero a scuola. Lo sapeva che non stava bene, anche se non diceva nulla a nessuno. Testardo, sempre. Lo incontrò per le scale che scendeva a far colazione, mentre lei le risaliva dopo aver accompagnato Giovanni alla porta. Continuava la calma apparente degli ultimi mesi, ma anche il silenzio fra loro due e il babbo. Nessuno aveva il coraggio di affrontare la situazione anche se la reciproca serenità sembrava spingerli a un confronto. E le domande nella testa di Clara continuavano a balenare, affacciandosi nei vuoti che spesso i pensieri lasciano dietro di sè. Che ti ha detto? Cos'hai capito? Ma poi si fermava, tanto non sarebbe stato più come prima. Ormai avevano compiuto il loro peccato originale, erano stati cacciati dal paradiso terrestre, per sempre. Era già qualcosa se avevano ricominciato a vivere. Doveva bastarle. Giorgiovan Straten - 71

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