Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontiitaliani Guardò il vecchio e poi il tavolo. Sopra c'era il libro, quello che aveva provato a leggere prima che arrivasse Antonio. E si ripeté la frase che aveva scorso tante volte inutilmente. Ora, invece, la capiva. Ben fatto, Carlitos, ci si difende dal Perù come si può. Guardò di nuovo Antonio. Forse aveva senso cercare di capire da che si era difeso Filippo. E se lo aveva fatto bene. Ma parlavano ormai da un'ora e a lei non sembrava di saperne più di prima. Erano finiti gli imbarazzi, le tensioni e i contrasti. Ora le faceva piacere stare lì a chiacchierare col vecchio e osservare i suoi movimenti, i gesti delle sue mani, i suoi occhi mobili e il loro sorriso. Rispondeva alle sue domande, attenta, ma non era stato detto o trovato nulla che la facesse ripensare su quelle che Antonio aveva chiamato le sue idee. Tutto quello che era potuto accadere continuava a non potersi spiegare. Eppure Antonio non sembrava nè colpito nè arreso, mentre continuava a domandare dei minuti particolari della loro vita, di fatti per lei inutili come carta straccia. Poi tacque. Le sembrò impossibile che tutto fosse finito così, senza nè sì nè no. Voleva chiedergli, ma gli mancava il coraggio. Antonio guardò l'orologio. - Ora devo proprio andare - le disse, - il povero Michele mi aspetta da troppo tempo, giù in piazza. - Fece per alzarsi - Ti ringrazio di tutto. - "Chiediglielo ora". - Non c'è niente di cui ringraziarmi. Davvero. Non pensavo che sarebbe stato tutto così normale. - Lui si tirò su dal divano, con qualche fatica, lei lo seguì verso la porta. "Domandaglielo ora, non farti fregare dall'orgoglio". - Spero di vederti di nuovo, su da noi, - disse Antonio e le si avvicinò. Poi l'abbracciò e la baciò sulle guance. - Credo che verrò, ma questa volta le domande voglio fartele io. - - Allora vuoi sapere cosa ho capito? - I suoi occhi brillavano di entusiasmo e di speranza. Lei si frenò ancora. - Forse. Ma prima ci penserò. Non capisco se mi convinci te o ciò che fai, e non è la stessa cosa. - Lui rise piano. - Chissà, può darsi che il mio fascino sia cresciuto con gli anni. - - Può darsi - gli rispose. - Di una sola cosa sono sicura: che è bello non aver paura di scoprire le proprie colpe, - Lui si fece più serio. - Perché, credi che io ne abbia? - - Questo non lo so, ma se le avessi le accetteresti? - Lui rimase incerto, con la mano sulla maniglia della porta e il sorriso insicuro come prima di un'interrogazione. Giulia lo guardò. Allora caro pater familias, inarrivabile patriarca, signore della villa, dolce nonno, allora che rispondi? - Non credo di averne, ma se le avessi penso che le accetterei. - - Arrivederci - gli disse Giulia. - Ciao, a presto - le rispose, poi si avviò, lento, giù per le scale. "Non più di tre punti per questa risposta, Antonio, spero che tu ne abbia di migliori per le altre domande". Quando rientrò nel salotto, si accorse di come fosse cresciuto il rumore di fuori. Erano finite le vacanze, la gente comprava di nuovo in città. Si avvicinò alla finestra e vide la schiena del vecchio perdersi in fondo al Corso. Poi chiuse i vetri e si sedette per terra. Fuori il Perù continuava a aspettarla. 66 - Giorgio van Straten

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