raccontiitaliani Piera Oppezzo A note legate I Così ordinatamente lentamente togliendo il cappuccio alla biro mi piacerebbe che lei mi vedesse mentre lo faccio. Per incoraggiarla a un pensiero calmo. Scrivendo questa storia di lei penso tanto alla parola che al pensiero. Voglio dire a un pensiero. Quale ancora non so. Ma nel senso che un certo pensiero che intuisco soltanto può dare musicalità alla mente. Strutturarla come certe armonie architettoniche che se lei le incontrasse potrebbe stare meglio. Adesso le~deve attraversare. Subito il muro di fronte si tira indietro solleva un po'. No vienimi incontro pregando sempre prega lei. Contemporaneamente alla mossa del muro di fronte tutte le auto in circolazione si aggrovigliano in torri instabili per crollarle addosso. Un po' tremante molto tremante raggiunge questo muro e non 16 abbandona. Proteggimi respirando meglio sussurra affettuosamente. Il muro ha il suo bel colore incerto. I suoi anni impassibili saldi. Così lei allenta la stretta alla borsa appiglio troppo fragile. Riesce addirittura a guardare il cielo che adesso ha una bella tonalità in certi punti lar-. ga ed estesa in altri un po' arricciolata come il cielo di Verona sull'Arena di Verona. · Con questa immagine tersamente iperrealista morbidamente barocca la strada per lei diventa un posto prima non lo era proprio. Cos'era? Un posto quando non è un posto è un passaggio obbligato. Un giorno vedendola per me è subito esistita. Voglio dire che ci ho visto una storia proprio una vita. Mi guarda ogni tanto. Quando lo fa è sempre uno sguardo che viene da qualche posto e si trasferisce a me. Questo mi spaventa. Sono più abituato a sguardi che non vedono al deserto a non esistere. Certo non mi piace. Ma anche esistere è molto imbarazzante non è consueto. Che cos'è? 42 - Piera Oppezzo
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