raccontiitaliani tando come cammina un duro. E non mi crederebbe nessuno a raccontarlo, nessuno di quelli che stanno fuori, di quelli che non badano al suono dei passi, ma ho conosciuto un vecchio, cristo, aveva più.rughe lui di tutte quelle che avevo visto nella mia vita, un vecchio che soppesava gli uomini dal passo. Ne aveva di motivi per essere risentito con gli uomini, un soffione l'aveva fatto beccare e si scontava vent'anni, ma non c'era solo rancore, posso giurarlo. A me mi prese a ben volere. E quando arrivava qualcuno nuovo, che noi si conosceva per niente o appena, lui stava per giorni al passeggio a guardargli le gambe mentre quello camminava. Non se ne faceva accorgere, non era certo un novizio. Se il sole scaldava pieno, lui si sdraiava in un angolo e avresti detto che s'era messo lì per asciugare le ossa, e invece guardava, misurava, valutava. Se c'era freddo restava in cella, ma non era tempo sprecato. Con preghiere e insistenze e tutta una serie di spiegazioni che solo lui sapeva dove diavolo riusciva a inventarsele, aveva ottenuto una cella con la finestra sui cortili del passeggio. E sebbene la vista non lo aiutasse più molto, si faceva una prima idea del nuovo arrivato. Non sbagliò una volta, li riconosceva subito i soffioni. Occhio a quello, mi diceva, curatelo, stai attento, puzza. E si metteva due dita a vu sotto il naso: attenzione, è una spia. A lui non gliene fregava molto, aveva nulla da nascondere o quasi, uno spione di carcere non l'avrebbero rischiato per lui. Lui lo faceva per passione, era in gara con se stesso a dimostrarsi il buon fiuto, la saggezza nel capire gli uomini. Doveva aver cominciato quell'assurdo gioco quando il suo amico se lo vendette alla polizia, forse gli voleva bene e non se l'aspettava o forse aveva sempre sospettato ma non si era deciso. Vai a saperlo. Io non glielo chiesi mai, non si chiedono queste cose. Se a qualcuno va di raccontartele te le racconta, sono pezzi di anima che se ne vanno e non si nasce tutti con la stessa anima. Allora anche tu puoi raccontare del tuo, se ti è successo un fatto così o se ti va di inventare che ti sia successo un fatto così. Ma di fatti come quello ne erano capitati a tutti, a volte ti viene da pensare che ognuno abbia il suo spione. C'è uno in carcere e c'è stato uno che ha fatto la spia, per tot in carcere ci sono state tot spie. Mondo di merda. Ma lui non sbagliava mai, non sbagliava più. Anche se non gli importava più niente, continuava i suoi responsi, anzi erano quelle sue investigazioni la sola cosa che gli interessasse. Adesso il conto per lui tornava o almeno si dava un gran da fare perché quadrasse, chi sà quante spie gli serviva individuare per sentirsi soddisfatto. Anche questo non si chiede mai, perché è come chiedere a un uomo che gli hanno ucciso fa donna quanti tizi vorrebbe uccidere per pareggiare. Non c'è niente che ti ripaghi, devi solo convincertene e non c'è bisogno di andare in giro a sforacchiare la gente per convincertene. E non c'è niente che ti ripaghi della libertà persa, avessi individuato mille spioni ti verrebbe sempre il bilancio in rosso. Ma lui ormai lo faceva 36 - Lanfranco Caminiti
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==