Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

apertura Pedro de Roda. Dall'alto si vedono tre mari. A occidente l'ampio semicerchio dorato della baia di Rosas, limite dell'Ampurdàn e dunque di tutta la Spagna. A oriente le scogliere frastagliate in molteplici rade, cale e punte del capo Creus - l'estremità orientale della Spagna. Al nord le baie di Llansà e Puerto de la Selva, il capo di Cervera, la punta di Bigarra, il Golfo del Leone... la Francia. Lo spettacolo era superbo. La solitudine e la tristezza immense. A mano a mano che ci avvicinavamo alla frontiera gli occhi si inumidivano, e alcuni piangevano. Puerto de la Selva, il bel villaggio bianchissimo, annerito e distrutto dalle bombe, si confondeva con le rocce della costa. Attraversando Llansà, le campane sonavano ad allarme. Le donne e i bambini cercavano rifugio nelle caverne e nei letti dei torrenti. Lungo la strada c'erano gruppi di soldati armati. Comparvero gli aeroplani. Un gruppetto di soldati bloccò le ambulanze. Intendevano salirvi per passare su quelle la frontiera. Mostrammo loro quanto fossero sovraccariche e spiegammo chi ne fossero i passeggeri. Salutarono rispettosamente e ci fecero largo. Verso le quattro del pomeriggio arrivammo a Port Bou. Gli autisti delle ambulanze avevano l'ordine di lasciarci lì. Non lo rispettarono, e proseguirono per lo scosceso cammino della frontiera, arrestando le ambulanze alla coda di veicoli d'ogni sorta che aspettavano di poterla attraversare. Scendemmo, vinti dalla fatica e dal sonno. Non avevamo dormito per tre giorni e avevamo mangiato quasi niente. Ci trovavamo su un stretto sentiero tra il mare e la cresta della montagna. Ai nostri piedi, tra i dirupi che cadevano a picco, l'azzurro profondo della cala. Sopra di noi le alte e nude cime. In lontananza l'ampio panorama delle scogliere terminava nella punta affilata del capo Creus. Cominciò a soffiare il vento. li cielo scuriva. Cadeva la sera. li paesaggio si coprì di grigi, viola, malva... Avevo parlato molto spesso a don Antonio di quell'angolo di Catalogna e avevamo fatto mille progetti di visitarlo. Don Antonio lo contemplava con tristezza. All'improvviso si voltò verso di me e mi disse: "È davvero molto bello!" Oltre alla stanchezza e al sonno, alla fame e alla sete, cominciammo a sentire il freddo. Le ore passavano e nulla accadeva. Sul fondo del dirupo, le case e la rada di Port Bou si andavano perdendo nell'oscurità. Si alzò il vento di levante, cominciò a piovere. Fu a questo punto che gli autisti delle ambulanze ricevettero l'ordine di portarci a Port Bou e lasciarci lì, per tornare a Gerona a evacuare feriti. Ebbero paura e rifiutarono di eseguirlo. Ci si volsero improvvisamente contro e con parole rudi e eccessiveci ordinarono di abbandonare immediatamente le ambulanze, altrimenti le avrebbero date alle fiamme e avrebbero scatenato contro di noi la povera gente accampata nelle cunette e negli spiazzi erbosi. Erano armati. La strada e la montagna erano pieni di gente che aspettava il permesso di poter entrare in Francia. Affamati, stanchi, cenciosi, pieni di angoscia e di rabbia, erano lì da ore e ore, dopo aver camminato a lungo e con fatica, trattenuti dal cordone dei soldati senegalesi. Avrebbero dovuto aspettare tutta la notte sotto la pioggia. Non sapevamo se il giorno dopo li avrebbero fatti passare. E intanto giungevano voci angosciose: "gli italiani sono sbarcati a Rosas," "l'esercito invasore è entrato a Figueras, rasa al suolo dalle bombe ... " Cercammo_di~onvincere quei poveri energumeni ricordando la qualità e 32 - Joaquin Xirau

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