apertura sua missione. Poiché non si tratta più di convincere, ma di vincere e abbattere l'avversario. Tuttavia, non c'è guerra senza rettorica. E la caratteristica della rettorica guerriera consiste nell'essere la stessa per i due belligeranti, come se entrambi convenissero nelle stesse ragioni e fossero arrivati a un previo accordo sulle stesse verità. Di qui il mio maestro inferiva l'irrazionalità della guerra, da una parte, e della rettorica, dall'altra. * * * Un'arte proletaria? Per me non c'è problema. Ogni arte vera sarà proletaria. Voglio dire che ogni artista lavora sempre per la prole di Adamo. La cosa difficile sarebbe creare un'arte per senoritos, che non è mai esistita. * * * In nessuna maniera vorrei - parla Juan de Mairena ai suoi alunni - educarvi da senoritos, da uomini che eludano il lavoro con cui si guadagna il pane. Siamo arrivati già a una piena coscienza della dignità essenziale, della suprema aristocrazia dell'uomo; e di ogni privilegio di classe pensiamo che non potrà mantenersi nel futuro. Perché se l'uomo, come noi crediamo, d'accordo con l'etica popolare, non ha su di sè un valore più alto di quello di essere uomo, il vantaggio di un gruppo sociale su un altro manca di fondamento morale. Della grande esperienza cristiana, ancora in corso, è questa una conseguenza ineludibile, alla quale il popolo è arrivato, come di consueto, prima dei nostri dottori. Il divino Platone filosofava sulle spalle degli schiavi. Per noi questo è eticamente impossibile. Perché nulla ci autorizza più a gettare sulle spalle del nostro prossimo le fatiche dei campi, il lavoro bollato col segno della necessità, mentre noi attendiamo alle alte e libere attività dello spirito, che sono quelle specificamente umane. No. Il lavoro propriamente detto, l'attività che si realizz.aper necessità ineluttabile del nostro destino, in circostanze obbligate di luogo e di tempo, può coincidere o non coincidere con la nostra vocazione. Questa coincidenza si offre alcune volte, altre no; in alcuni casi è impossibile che si produca. Pensate ai lavori nelle miniere, alla pulizia e al dragaggio delle fognature, ai molti lavori d'ufficio, così abbrutenti ... La cosa necessaria è lavorare, per nulla affatto la coincidenza del lavoro con la vocazione di colui che lo realizz.a.Ed _èquesto lavoro necessario che, lungi dall'inorgoglire l'uomo, lo umilia e potrebbe anche degradarlo; è questo lavoro che deve dividersi egualmente fra tutti, affinché tutti possano disporre del tempo e dell'energia necessariamente richieste dalle attività libere, non superflue e non parassitarie, grazie alle quali l'uomo eccelle sugli altri quadrumani. Se questo concetto è bene stabilito tra noi, potremo passare a esaminare quanto c'è di superstizioso nel culto apologetico del lavoro. Rimandiamo a·un altro giorno, in cui parleremo degli esercitidel lavoro. Antonio Machado - 21
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==