Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

bottega lo, stanza dove restavo a scrivere, nell'ultimo autunno, durante le lunghe ore piovose, odorose di mosto, di torchi e di nebbia ... Quante volte ho descritto con altri nomi quella campagna dove l'estate faceva posare il suo delirio. Così, oggi, ripensavo alle persiane che battono, alla luce che entra nella camera a fiotti ... , alle tende semichiuse, alla tavola preparata, ai piatti a fiori ... ; le voci che sussurrano, un silenzio soave ... Vede, era quella la cornice crepuscolare da cui partì il mio 'Racconto d'autunno' ... "Noi scrittori oggi non abbiamo alcun posto e non apparteniamo a nessuno. Siamo sempre alla ricerca di un editore meno bécero dell'altro - io 'appartenevo' a Vallechi e poi a Rizzali - siamo pronti sempre a pietire un lettore in più. Osservavo con un'acuta disperazione i ragazzi che corrono a scuola in gruppi, legati a un orario ben preciso, coi libri sotto il braccio, per prepararsi a un lavoro e a delle responsabilità. Noi intellettuali invece non siamo mai usciti dall'infanzia. Preferiamo restare soli, prigionieri delle nostre carte, dei nostri quaderni, a trastullarci con le penne, senza un orario prefissato, soli, a confrontare le nostre bibliografie, il lessico nelle varie lingue. Non cerco di nascondere il panico. Poiché questo è un enigma della psiche, forse peggio, un vincolo mortale". Tommaso Landolfi (Pico, Frosinone 1908 - Roma 1979) è autore tra l'altro, di Dialogo dei massimi sistemi (1937), li mar delle blatte e altri racconti (1939), La pietra lunare (1939), Ombre (1954), Tre racconti impossibili (1966), Le làbrene (1974), A caso (1975), in edizioni Vallecchi e successivamente Rizzoli. 176 - Aurelio Andreoli

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