bottega che rideva soltanto tremando". Come esempio di psicologismo nella nostra poesia citava Montale: "Tu gli appartieni / e non lo sai. Sei lui, ti credi te". Ma non volle illustrare meglio il meccanismo delle identificazione ed introiezione in Montale. E quello di indole migliore?, fu la domanda. "Saba. Per la locuzione seguente, ripresa da Shakespeare: 'Non esistono colpevoli, solo sventurati'." Che cos'è dunque la condizione dei letterati, la letteratura? "La patria dell'irrealtà e dei cercatori di felicità - diceva - la letteratura è uno specchio d'ombre. I letterati non sentono le proprie colpe, le proprie viltà, perché invocano continuamente l'alibi della letteratura, perché credono di respirare una diversa atmosfera". Soffriva nella conversazione di una vera e propria ossessione verbale, nevrosi letteraria, ricerca del termine, della frase ... , una sorta di parlato-recitato, di parlato-scritto. Interrogato sull'origine psicoanalitica di una parte della sua tematica, si divertiva a citare Poe: "Vi sono segreti che non vogliono essere svelati"; oppure Pascal, accennando così alle sue fonti francesi, accanto a quelle di russista: " ...ma l'altro pensiero, il pensiero dietro la mente". Lo avresti detto un attore, un alchimista, più che uno scrittore lunatico che viveva nella realtà trasfigurata della letteratura. Ma un esempio fortunato di scrittore che viveva facendo lo scrittore. Gli chiesi dei letterati fiorentini e toscani che erano stati suoi amici: Palazzeschi, Pratolini, Cassola, Tobino, Luzi. Ricordava come negli anni Cinquanta avesse raccolto un'Antologia dei poeti lirici francesi in collaborazione con Luzi. Ricordava soprattutto il suo amico Aldo Palazzeschi, e quella sua "ironia tipica in un toscano, o peggio, in un fiorentino". Non gli mancava il senso della grandezza del 'piccolo', del quotidiano. Mi diceva sempre che un'anziana governante può valere molto più di Saffo o di Mme de Stael, di Platone o di Freud". Un cane abbaiò. Una volta. Una seconda volta. "Zitto Brock, andiamo - disse - è ora di dormire". Seguì un profondo silenzio. Landolfi ascoltava. "Non ho alcun bisogno di fare le smorfie da misantropo d'una volta - commentava - poiché esse sono diventate la mia stessa faccia". Pareva quasi la proclamazione di un'estetica: "Come sempre, piego la testa sul mio lavoro, in silenzio. La posizione eretta mi pare oramai un portamento innaturale. Difatti cammino e sono preso da vertigine, sbando. Solo quel silenzio. All'infuori di esso tutto è insipido e vile. Da molti anni dormo poco: è un sonno pesante senza sogni. "Vede, noi scrittori inventiamo continuamente. Noi inventiamo la vita invece di viverla. C'inventiamo anche il bene sommo, la bellezza, la giovinezza. Vede, due ore fa, per un racconto, immaginavo una casa di pietra. Cercavo nell'aria un appoggio invisibile. Mi resta ancora una casa in provincia di Frosinone. Una grande stanza si apriva sul vestiboAurelio Andrea/i - 175
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==