bottega gioco. Io ho già attraversato il prato camminando a piccoli passi. Quando arrivo al ponte i due ragazzi hanno già agguantato il cucciolo, lo hanno gettato con la schiena sull'erba, lo grattano e lui ·guaisce contento. Ho un appuntamento con una ragazza ma è tale l'eccitazione che mi hanno messo addosso quei tre che non so più che fare, se proseguire il cammino o se tornare a casa a scrivere un racconto che mi si affaccia alla mente. Lo stesso impeto a scrivere me l'hanno dato e me lo danno ancora alcuni libri. Farò dei nomi di scrittori senza tener conto dei tempi in cui li ho letti. Mi è rimasta una lettera di Cesare Pavese (pubblicata anni fa sul Bollettino Editoriale Einaudi) al quale avevo mandato un mio libro di racconti. Nella risposta Pavese mi diceva, più o meno, - guarda guarda Bilenchi! lo credevo tutto toscano e invece ci trovo la Stein - e citava altri nomi di scrittori stranieri. Questo è vero. Io non so se nei miei racconti si può trovare un'influenza della Stein ma è chiaro che quando lessi i suoi racconti, misero in moto dentro di me lo stesso meccanismo che avevano fatto scattare i due bambini che giocavano con il cane o il piccolo tifoso alla partita. Altri autori e altri libri: Tolstoj, Le diab/e au corps di Radiguet, Kafka, Dostoevskij, Mauriac, Dominique di Fromentin, La porta stretta di Gide, / morti di Joyce, Cechov, La guardia bianca di Bulgakov e, fra i più recenti, i libri di Salinger. Tra questi non c'è Tozzi. I miei rapporti con Tozzi si sono svolti nel modo seguente. Lessi la prima volta Tozzi, e precisamente Bestie, quando avevo diciotto anni. Avevo già fatto letture ampissime di molti scrittori, ad esempio i rusi dell'800, ma non ero ancora maturo per comprendere un libro di questo genere. Naturalmente la deficienza era mia, anche se il clima letterario che mi circondava allora non mi era certo d'aiuto. Presi il libro per un insieme di prose liriche, troppo liriche per un ragazzo che abbastanza nauseato da quanto c'era allora, aspirava a reagire con un realismo nudo, crudo, violento, quasi spregioso e offensivo. Pochi mesi fa rilessi Bestie e l'ho trovato un grande libro, il romanzo di Siena. Dopo lessi Tre croci e lo confusi con un romanzo di vecchio stampo naturalista ottocentesco, di una forma troppo chiusa, senza novità. Abbandonai questo scrittore. Avevo cominciato a scrivere in una maniera ben precisa: l'unico racconto che mi è rimasto di quel tempo è Maria, dal quale si può comprendere quale tensione mi agitasse. Avevo scritto dodici racconti ma gli altri andarono perduti e solo di due o tre ricordo appena il contenuto. Poi, anche pressato da passioni politiche folli, e caduto in un ambiente a me non congeniale, penso di aver avuto un'involuzione dalla quale mi sono liberato con i racconti de// capofabbrica. Da allora continuai su una strada che ritengo sia la mia giusta. Come autori da cui sarei stato influenzato sono stati fatti molti nomi che io non ve170 - Romano Bilenchi
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