narrativae cinema fissi e Toghe, col suo sorriso di terre arabe, zucchero azzurro. Rappresenterò poi, facendo andare la macchina a 12, secondo l'epica accelerazione chapliniana, la sfilata dei testimoni. A tutta velocità sfileranno uno dopo l'altro i Parenti Tutti, vomitando come scariche sberleffi e orrende accuse di Pazzia all'ex-Papà - che se ne sta col suo scucchione come un Cristo sul banco degli imputati. Alla fine di ogni testimonianza, ognuno rende concreta la propria esecrazione morale, prendendo una torta di Ricotta da un vassoio retto li accanto da un vecchio servo di famiglia, e gettandola, pànfete, sulla faccia del rispettivo padre e zio, nipote, fratello, cugino, cognato, suocero, genero: toh, prendi, matto, prenditi questa ricotta in faccia, e va via, va a dannarti, matto, mal d'un mal, d'un mal!. Dissolvenza Adesso tocca testimoniare al Poeta: la macchina va a velocità normale, e nella pace della luce che filtra dal dolce mondo, giù dai davanzali di vaniglia, egli dice le ragioni della Pazzia del vecchio Capitalista lombardo, sulla via del neo-capitalismo, al di fuori delle razionalità, per un vecchio sentimento d'Amore, destinato rapidamente a invecchiare nel futuro del mondo reale del neo-capitalismo, dove, a mascherare la brutale realtà delle cose, i sentimenti dovranno essere definitivamente finti. Dissolvenza Un urlo di rapace annuncia che la Corte rientra; e, sempre nel massimo rispetto consentito dall'architettura nazional-termale, la Corte pronuncia il verdetto: INTERDIZIONE. X Un manifesto per le strade - quelle per cui passava Arcibaldo nell'America degli Anni Trenta; sul manifesto campeggia lo scucchione del Mater, che, onesto, mortificato, chiotto, volge intorno gli occhioni da interdetto, mentre, sotto, occhieggia la scritta delle vipere: "Cattolici, non votate più Mater Danarosa: egli vi tradisce per i socialcomunisti" (ogni riferimento a un manifesto simile apparso l'anno scorso contro Fanfani o Moro, ad opera del MSI, è puramente casuale). ' Il Mater in carne ed ossa passa davanti alla sua effigie: senza più la sua macchinona, a pedagna, col cavallo di San Francesco, e piuttosto male in arnese. Schierati davanti a un Liceo, i mammoni, bagoloni, racchioni, coglioni coi loro cartelloni, lo guardano, con l'ironia dei prodi, degli intatti, che benché squisiti fiori di borghesia, possono concedersi la violenza militaresca e popolana della viri! pernacchia. E lo , "spectaculum vulgi" se ne va, col suo scucchione, seguito da un coro di pernacchie nazionali, per la Via del Barbone. 166 - Pier Paolo Pasolini
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