Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

bottega l'opera. Combatterò, e dopo saprò cosa sono. Senza dubbio c'era una contraddizione alla radice del mio sforzo artistico: rimettendo in questione la forma, le mie opere - esse stesse prodotti della forma - mi definivano sempre di più. Ma la contraddizione, che per il filosofo significa la morte, per l'artista è vita. Bisogna dirlo ancora una volta, e non sarà mai sufficiente sottolinearlo: l'arte nasce dalle contraddizioni. E la morale della scrittura si riassume infine in una massima delle più elementari, talmente elementare che è quasi fastidioso formularla: scrivi in modo tale che chi ti leggeveda in te un uomo onesto. Niente di più. Soltanto questo. Ma non è in questo modo che si scrive fin dall'inizio del mondo? La letteratura, l'arte si sostengono più sulla loro tradizione gloriosa che non sul ragionamento. No, la morale non è assente dai miei scritti. Ma forse sono morali le mie opere, e non io. L'aggressività morale di Ferdydurke mi ha quasi sbalordito; non me l'aspettavo proprio da me. La moralità delle mie opere è più forte di me; non sono io a ricercarla; è lei a guidarmi. D.R. - E Lei, mi scusi, caro Witold, si ritiene un uomo morale? W.G. - Sì... ma sono troppo pigro, fisicamente pigro. D.R. - Considera un successo morale il fatto d'aver sopportato per più di vent'anni, in Argentina, la miseria e la solitudine, per non deviare di un millimetro dai Suoi principi di scrittore, per non fare concessioni? W.G. - No, è avvenuto per conto proprio. D.R. - Da laggiù, dall'Argentina, vi parve convincente l'ondata moralizzatrice della letteratura del dopo guerra, dei marxisti, degli esistenzialisti, dei cattolici, di Sartre, Camus, Mauriac, ecc.? W.G. - No. Per niente. Troppa rigidità... Non ispirava fiducia. Per quanto riguarda il marxismo, non vedo a cosa serva quello stupro praticato su se stessi da borghesi per nascita ed educazione che si sforzano di identificarsi col proletariato in nome della dottrina. Chiacchere. E lusso... Quelle analisi interminabili, gli stati d'animo arei-sottili, gli scrupoli eccessivamente drammatici, quel modo di tagliare un capello in quattro, sanno di lusso; e l'odore del lusso non è odore di santità. È un po' come per i grandi processi su cui si appassiona l'opinione pubblica, "state condannando un innocente": mentre un fortunato diviene il soggetto di discussioni accese, indagini, perizie, interpellanze, che possono durare degli anni, la sorte di centinaia di piccoli imbroglioni viene liquidata nel giro di mezz'ora perché dieci altri casi attendono il loro turno. È quasi impossibile distinguere una certa morale troppo morale dall'agiatezza, dalla raffinatezza, da una condizione sociale più elevata. Questa morale aristocratica o semplicemente garantita, questa morale in carrozza ... questa "gran dama" mi infastidisce; la preferirei quotidiana, semplice, non agghindata, confusa nella folla, un po' perduta nel flusso degli avvenimenti, più immediata, qualunWitold Gombrowicz - 157

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