Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

opaco da cui lo scrittore non riesce a liberarsi. "Non sono un uomo semplice e questo mondo non è semplice", dice uno dei più caratteristici personaggi di McEwan. Probabilmente è questo anche il motivo per cui è così difficile dare un giudizio in qualche modo definitivo di quello che McEwan ha finora scritto. Perché McEwan, insomma, confonde: alza il velo su una realtà insensata, crudele e infelice; ma lo fa finendo per apparire, in qualche modo, troppo contaminato dalla superficialità e vacuità che descrive: forse il suo problema è molto semplicemente quello di una scrittura così adeguata al mondo da sembrarne un calco. * * * Il testo di McEwan pubblicato in questo numero di "Linea d'Ombra" documenta un aspetto della sua esperienza artistica e della sua personalità poco noto in Italia, dove non sono mai stati pubblicati alcuni suoi testi - come quelli scritti per la TV - probabilmente più vicini ai modi e allo stile di oppure moriremo? E sposta in parte la descrizione e la critica dell'universo narrativo di McEwan che qui ho tentato. Lo arricchisce, anzitutto, di un intenso tono lirico, "elegiaco", finora certamente poco presente nei racconti e nei romanzi che conoscevamo. Ma soprattutto conferma un dato: è quella di McEwan una scrittura in formazione, che ha finora accumulato materiali, temi, stili e modi tra i più diversi discussione -fino a saturarsene. Che ora una sensibilità apertamente pacifista come quella espressa in oppure moriremo? coaguli questa abbondanza e in qualche modo la lasci decantare fino a una estrema semplificazione della scrittura, a una sua riduzione all'elementare, è un fatto importante. Soprattutto perché provoca anche una novità di contenuto: l'ingresso nell'universo di McEwan di sentimenti forti e "caldi" come la pietà, la compassione, l'empatia, la paura che finora non erano certamente in primo piano nelle sue storie. Sebbene McEwan avesse una volta detto che immaginare che nei suoi racconti avvengano le peggiori cose possibili in realtà è un po' un gioco (come a esorcizzare il male per "stanare il bene"), questa intenzione ha sempre finito per· essere sopraffatta ali' obiettivo principale della narrazione, che non era senz'altro ispirare pietà: E infatti in Inghilterra, nel dibattito critico abbastanza ampio che McEwan ha suscitato, non sono mancate - da parte di chi ha frainteso la peculiare e particolarissima "freddezza" narrativa di McEwan - le accuse di "civettare con le sensazioni violente", di "sguazzare nel disgustoso". In questo senso, e al di là di ogni giudizio strettamente di valore, il testo qui pubblicato rappresenta una novità assai significativa. Il cui effetto immediato è di renderci ancor più curiosi sugli sviluppi futuri dell'esperienza di questo scrittore, così ricco di possibilità e così aperto a contrastanti tentazioni. Marino Sinibaldi - 149

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==