Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

discussione Marino Sinibaldi L'infinitatristezzamunicipale Nota su lan McEwan Lo scenario più congeniale a McEwan è forse quello del suo romanzo Il giardino di cemento: una periferia senza case nè prati, ibrido insensato di città e campagna, tra grattacieli demoliti e autostrade mai costruite. Ma ancor più congeniale è lo scenario esistenziale in cui Jack, ragazzino sporco, foruncoloso, poco attraente anche per i suoi incerti e imprevedibili umori, vive la sua vicenda: una solitudine senza amici nè parenti, nell'ambito tipico della famiglia urbana moderna, in avanzato stadio di dissoluzione, senza comunità nè comunicazione, ma ancora opprimente nella sua residua presenza, ancora un universo concentrazionario. L'adolescenza di Jack fa esplodere questa situazione semplicemente perché l'adolescenza radicalizza e concentra le difficoltà della vita. Ma siamo lontani da Salinger e dai suoi giovani eroi in bilico tra disadattamento e ribellione nella società affluente. Gli enfants terribles di McEwan vivono dentro un mondo che ha consumato tutta intera la parabola della moderna società occidentale, dentro la crisi dei suoi valori morali, sociali, economici. Ma sembrano pagare, soprattutto, la fine di ogni speranza di superare quei valori; il loro disfacimento non produce più nulla, se non disperazione, assurdità, violenza. Non sono i mostri a darci il trauma, ma la loro ovvietà T.W. Adorno La prima conseguenza è una vera e propria disintegrazione dell'identità che, come in un corpo a corpo, rischia a ogni momento di travolgere il giovane Jack, che ossessivamente cerca davanti allo specchio - oltrechè nel proprio onanismo, esasperato e indolente - una conferma della propria esistenza. La realtà quotidiana diventa invece un'allucinazione perijlanente, in cui l'assurdo, il macabro, l'insensato si mischiano ai gesti più comuni e banali fino a renderli irriconoscibili. E l'assurdo che fa frequentemente irruzione nelle storie di McEwan non cambia il ritmo e il senso della vita (e nemmeno della narrazione) perchè in quell'universo si trova perfettamente a suo agio. Lo sfondo - "l'infinita tristezza municipale" - è immobile; immobile è il tempo, su cui le storie di McEwan sembrano galleggiare. McEwan sembra voler dire che in una realtà così totalmente priva di senso, i comportamenti più crudeli e i fenomeni più "straordinari" non solo non sono più eccezioni, ma neanche provocano più nulla: non smuovono il ventre molle dell'esistenza quotidiana che tutto contempla, accoglie, digerisce. Se c'è qualcuno che ha descritto una generazione simile non sono nè Salinger nè Golding - scrittori senz'altro imporMarino Sinibaldi - 145

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