narrativae poesia A poco a poco la lingua dei fisici è andata acquistando il sapore della teologia. Essi sono stati costretti dalle loro teorie e dai loro esperimenti a porre la coscienza al centro delle loro ricerche, e trovano che molti testi sacri riflettono eloquentemente o ampliano il loro nuovo modo di intendere l'universo. Alcuni di loro stanno speculando sull'identità ultima tra pensiero e materia. La nuova fisica si colloca nella sfera dell'ineffabile. La suprema conquista intellettuale della civiltà occidentale, con la sua più potente forza ispiratrice, la scienza, ha forse raggiunto il punto in cui essa può non scontrarsi più con quella profonda intuizione umana - che sembra accompagnarci da sempre - che ci fa intravedere dentro di noi una dimensione spirituale e un certo livello di coscienza che ci consentono di percepire o di vivere l'esperienza di unità trascendente. Sarebbe pura arroganza da parte degli scienziati credere di poter contribuire a dimostrare l'esperienza religiosa, o pensare che sia compito loro ratificare o confutare gli insegnamenti degli "Yogi". Chiunque prenda sul serio i propri pensieri deve essersi posto in un modo o nell'altro il grande quesito di Tolstoj: "C'è qualcosa di importante nella mia vita che non sarà distrutto dalla morte che mi attende inesorabile?" Nel passato gli scienziati sostenevano che il quesito esulava dal loro campo, oppure lo liquidavano con una risposta negativa. Ora alcuni fisici mostrano un'apertura e un'umiltà nei confronti dei testi religiosi che i loro predecessori troverebbero incredibili. Credo che comincino a vedersi i segni di un parallelismo tra la nuova fisica e molti dei nostri modi di studiare il mondo e l'uomo stesso: il divario si va riducendo. Se questi segni che ora cominciano a emergere si faranno predominanti nel futuro, se riusciranno a fondersi in una visione del mondo in grado di trasformare il nostro modo di percepire la realtà quotidiana, sono questioni tuttora aperte. Riunire l'intelletto con le nostre intuizioni più profonde, dissolvere la sterile divisione tra ciò che è "lì fuori" e ciò che è "qui dentro", capire che il Tao, la nostra scienza e la nostra arte descrivono la stessa realtà - la totalità dell'essere - significherebbe annullare la possibilità di ideare o sganciare una bomba nucleare. Sembra paradossale che una rivoluzione scientifica debba suggerirci ora dei modi possibili di uscire dal materialismo e dal dualismo che ci attanagliano. Sarebbe errato vedere nel grande ritorno del misticismo, delle filosofie orientali, delle antiche forme di divinazione e di guarigione, solo una nuova formula di evasione dalle ortodossie dello scetticismo razionalistico; che sia espresso in maniera sublime o in modo inarticolato, questo interesse sta a indicare una consapevolezza dei limiti di tali ortodossie, e insieme la certezza che non tutta l'esperienza dell'individuo può essere spiegata in modo soddisfacente in termini materialistici. La fede nelle risorse ancora intatte della coscienza sta dando una forma del tutto nuova alle nostre teorie psicologiche e alle terapie di cui disponiamo. Anche l'olismoJ sta esercitando una vigorosa influenza in molti campi; la medicina olistica e molte forme di guarigione al di fuori della medicina convenzionale col suo approccio meccanicistico pongono l'accento sulla coscienza del guaritore quanto su quella del paziente, e sulla loro interpenetrazione. La scienza in evoluzione dell'ecologia ci assegna una solida collocazione all'interno degli intricati sistemi che compongono il mondo naturale e ci mette in guardia dal distruggere ciò che ci tiene in piedi. Queste due diverse visioni - quella newtoniana e quella della nuova fisica - potrebbero interpretarsi come una rappresentazione del principio maschi136 - fan McEwan
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