Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

narrativae poesia ne, coloro che non Io fanno. Spesso descriviamo il mondo come se noi stessi fossimo invisibili. Si procede a pianificare l'ambiente - dai grattacieli ai nuovi ordini sociali - nella convinzione che le masse siano tutt'altra cosa dai pianificatori e che perciò sia possibile manipolarle e plasmarle come creta. Pur essendo consapevoli della nostra origine, nel complesso consideriamo gli altri animali poco più che degli automi da impiegare in esperimenti o da distruggere a seconda dei nostri bisogni. A guisa di dei, noi ci teniamo in disparte dal mondo - e da noi stessi, e ciascuno di noi dall'altro - e lo descriviamo, Io misuriamo e gli diamo forma. L'insufficienza di questo paradigma - la conoscenza come "dominio" dell'ignoto - è espressa nella parte finale dell'oratorio, mentre nella quarta sezione una specie di inno di battaglia celebra in tono ironico questa visione del mondo nella sua forma più aggressiva. Logica, disciplina, oggettività, il pensiero depurato dall'emozione, sono tutte qualità tradizionalmente associate al maschio ed è così che sono celebrate in questa parte. Poiché i governi non hanno mai interpellato l'opinione pubblica sulla politica nucleare se non dopo che tale politica era già stata delineata e poiché c'è un vero culto della segretezza che circonda le armi nucleari, ho deciso di rappresentarle come altamente sovvertitrici delle procedure democratiche. Solo dopo aver completato la prima stesura del libretto mi venne l'idea di inserire le stanze di William Blake da The Tyger, A Divine Jmage e The Divine Image. L'idea piacque molto a Michael Berkeley il cui pezzo per Soprano e Orchestra The Wild Winds era un adattamento musicale del testo di Blake Mad Song. E così pensammo di aggiungere queste stanze come corali. Blake fu un energico oppositore della scienza newtoniana, e tema ricorrente della sua poesia sono i pericoli del divorzio tra ragione e sentimento; inseparabili da questi due poli erano il principio maschile e quello femminile e infatti questi ritornano sotto forme diverse nei suoi scritti. Conscio·di non poter aspirare alla densità di significato di Blake o alla sua semplicità e bellezza di espressione, ho deciso di servirmi della sua forza tramite la citazione e di fare di lui lo spirito animatore di tutto il pezzo. Quanto ad una visione del mondo che si armonizzi perfettamente con le scoperte della rivoluzione scientifica di questo secolo, dobbiamo limitarci a delle speculazioni. È difficile credere che ciò che oggi è considerato ortodosso nell'ambito scientifico debba continuare a scontrarsi indefinitamente con ciò che riteniamo sensato. Nella meccanica quantistica non c'è posto per l'oggettività. L'osservatore fa parte di ciò che egli stesso osserva. La realtà è alterata dalla presenza dell'osservatore che non può più ritenersi invisibile. La materia non è più concepibile come un aggregato di "pezzetti" minuscoli e duri; le particelle subatomiche si considerano in termini di tendenza ad esistere, oppure come campi di energia. La sostanza della materia è divenu- _ta la sostanza della mente. Qualcuno2 ha osservato: "Noi facciamo parte della natura e quando la studiamo non possiamo più ignorare il fatto che la natura studia se stessa ... " La fisica può essere considerata "lo studio della struttura della coscienza". La Teoria della Complementarità di Niels Bohr spiega - mi sembra di capire - che noi non studiamo il mondo, ma piuttosto il nostro modo di interagire con esso. Senza di noi l'oggetto di studio (per esempio la luce) non esiste. Viceversa, senza un mondo con cui interagire, siamo noi a non esistere. fan McEwan - 135

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==