Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

narrativae poesia spesso è solo in seguito che siamo in grado di riconoscere nelle nostre scelte l'influenza di un'opera che ammiriamo e la forza con cui forme archetipe forgiano tali scelte. Mentre scrivevo mi figuravo la donria che canta la prima sezione come una mia contemporanea, qualcuno che avrei potuto conoscere bene, una donna non necessariamente tormentata da pensieri millenaristici, che gioisce alla vista di una chiara sera estiva e ricorda proprio nel momento di gioia più intensa, la minaccia della guerra. La donna 'Cheavevo in mente aveva magari sentito parlare o aveva letto del bombardamento di Hiroshima. La signora Tomoyasu, una donna ancora giovane nel 1945, la cui bambina di nove anni le era morta fra le braccia, raccontò la sua storia a Jonathan Dimbleby nel film In Evidence: the Bomb e sono grato a questi, alla Compagnia Televisiva dello Yorkshire e alla signora Tomoyasu per avermi permesso di usare, nella quinta sezione, le parole di quest'ultima. Esse sono state modificate solo per rendere il ritmo più sciolto. Sebbene la terribile esperienza della signora Tomoyasu risalga ormai a quasi quarant'anni fa, nella prima sezione di questo oratorio essa appare come una sinistra prefigurazione, l'espressione più pura di ciò che maggiormente temiamo nella strategia nucleare. Mentre pensavo a come far procedere l'oratorio, riflettei che se c'erano forme di vita intelligenti in altre parti dell'universo, era probabile che prima o poi esse avrebbero scoperto che energia e materia non sono entità distinte ma che, al contrario, sono disposte linearmente. Per quelle civiltà che non hanno ancora raggiunto un livello tecnologico avanzato, la coperta non costituirebbe una minaccia. Già molto tempo prima delle teorie di Einstein i cinesi esprimevano il concetto di fisica col termine Wu Li, nel quale la parola Wu significa sia materia che energia. La sovrapposizione di queste due entità costituisce da molto tempo un elemento caratteristico delle religioni orientali. Nel Mundaka Upanisad si può leggere: "Attraverso l'energismo della coscienza, Brama si fa massa; da lui nasce la Materia e questa a sua volta genera la Vita, la Mente e i Mondi.'' Le civiltà tecnologiche, al contrario, si troverebbero fra le mani il mezzo di autodistruzione totale. L'energia nucleare diventerebbe dunque una sorta di filtro evoluzionistico. Questa idea è l'argomento della seconda sezione. Tra le civiltà che giungercJ.nnOa questa scoperta soltanto quelle che non costruiranno armi sopravviveranno per evolversi ulteriormente, oppure, ma con minori probabilità, quelle che, avendole costruite, non le utilizzeranno. Qualche tempo dopo scroprii che queste mie speculazioni erano vecchie almeno quanto le armi nucleari. Ho sentito uno scienziato fantasticare sulla possibilità di accelerare il tempo a un punto tale da rendere visibili nell'universo innumerevoli fiammelle di civiltà intelligenti lanciate in ·un processo di autodistruzione dal loro stesso ingegno che in esse ha sopraffatto la saggezza. Viste da questa prospettiva remota, le armi nucleari non costituiscono solo una minaccia, ma anche un'accusa per tutti noi. Non si tratta solamente di ciò che i governi dei vari paesi fanno a noi, ma di ciò che siamo noi, e di ciò che potremmo diventare. Se non ci sarà una guerra nucleare, sarà perché un numero sufficiente di persone, sia appartenenti ai governi che al di fuori di essi, si è impegnato a che questo fine sia raggiunto. In ultima analisi, dunque, la responsabilità ricade sul genere umano nella sua totalità. Se 132 - fan McEwan

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==