Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontistranieri dai campanelli che i sacerdoti suonavano anticamente nel tempio di Minerva. L'antropologa sta ancora spiegando. Spiega lo strumento "maschile": tre batacchi di legno; il più interno va su e giù tra gli altri due. Le canzoni, spiega, sono per lo più erotiche. Le danze sono allusive. L'insolita musica comincia. Il parco si è riempito di italiani - siciliani appena arrivati, newyorchesi di Napoli ormai americanizzati. Un popolo antico. Applaudono. Il vecchio coi campanelli alle dita traccia lentamente, con le punte polverose delle scarpe, un cerchio tutto suo. I sui occhi sono in trance, si accovaccia per terra, si rialza. L'antropologa spiega che quel tipo di danza con quei movimenti dall'alto verso il basso e viceversa si trova anche in certe parti dell'Africa. I cantanti gemono come arabi; l'antropologa fa notare che la conquista araba ha interessato la parte più meridionale dello stivale italiano per duecento anni. L'intero coro di contadini canta in un dialetto greco arcaico; la lingua è sopravvissuta nelle vecchie canzoni, spiega l'antropologa. Gli spettatori ridono e pestano i piedi. Schioccano le qita e ondeggiano. I ragazzi di Lucy si annoiano. Guardano l'uomo coi campanelli alle dita; guadano il maschio di legno che va su e giù. Tutti applaudono, pestano i piedi, schioccano, ondeggiano, picchiano colpi. Il lamento continua, sempre più incalzante. I cantanti sono ballerini, i ballerini sono cantanti, volteggiano e volteggiano, col sorriso drogato dei dervisci. A casa coltivano fiori. Seguono le pecore nell'erba alta. La sera bevono vino nelle osterie. Calabria e Sicilia a New York, senza mogli, con camicie macchiate di sudore e calzoni polverosi e spiegazzati, sbigottiti davanti a stranieri che non hanno mai sentito il dolce profumo dell'erba del loro villaggio! Ora l'antropologa dello Smithsonian è svanita dalla visione di Lucy. Due ballerini si afferrano. Una gamba si attorciglia a una gamba. Pancia contro pancia, ciascuno dei due uomini salta sull'unica gamba libera. Intrecciati, si accovacciano e si rialzano, si accovacciano e si rialzano. Vecchie sillabe elleniche volano dalle loro labbra. Emettono alte grida estatiche. Celebrano la Madonna, dispensatrice di fertilità e di fecondità. Lucy è esaltata. È magnificata. Capisce. Non che i musicisti sono contadini, non che le loro facce e piedi e colli e polsi sono erba gonfie e terra rossa. Un'illuminazione discende su di lei: vede quello che è eterno: prima della Madonna c'era Venere; prima di Venere, Afrodite; prima di Afrodite, Astarte. Il grembo della dea è giardino, agnello e bambino. La dea è il fiume e la cascata. È per lei che seri uomini d'affari - i pecorai sono uomini d'affari - si mettono a far capriole e a mostrare i denti d'oro. Li induce a soffiare, battere, strofinare, scuotere e grattare oggetti per farne uscire la musica. Nella visione di Lucy i ballerini sono in fermento. Si contorcono. Per amore della dea, per amore del grembo della dea, si stanno trasformando in serpenti. Crescono, e rimangono terra. Esistono da sempre a 126 - Cynthia Ozick

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