Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontistranieri nessuno era venuto alla festa. Eccolo là, a raccontare del sanguinoso oltraggio. Il piccolo Hugh di Lincoln. Di come nel 1279, a Londra, gli ebrei, accusati di aver crocifisso un bambino cristiano, fossero stati squartati coi cavalli. Di come nel 1285, a Monaco, la folla avesse incendiato una sinagoga con lo stesso pretesto. A Pasqua, a Mainz, due anni prima. Tre secoli di martiri bambini beatificati, alcuni inventati, tutti chiamati "Piccoli Santi". Il Santo Nino de la Guardia. Feingold impazziva per quelle storie, se le beveva come un vampiro. Lucy gli infilò un pezzetto di torta in bocca per farlo tacere. Feingold stava aspettando una voce. L'amico del Seminario, prammatico, fece fuori golosamente il suo pezzo di torta. Se l'era portata da casa: sua moglie gliel'aveva avvolta in un sacchetto di plastica per esser sicura che avesse anche lui qualcosa da mangiare. Era una torta garantita senza strutto. Erano tutti famelici. li fuoco si sfasciò in grosse ceneri di carta. L'amico del Seminario si era portato dietro un amico. Lucy lo esaminò: sapeva interrogare anche lei, non per niente era una scrittrice. Interrogò e catalogò: un profugo. Dita simili a lunghe candele di cera, smoccolate alle unghie. Occhiaie nere: che fosse cieco? Era difficile dire dove fossero gli occhi, sotto quel davanzale di cranio. Una testa che era un teschio, ma una bocca così morbida, labbra così dolci, denti così regolari ed espressivi. Ossa come quelle in un polso così asciutto. Un naso come quello di un santo. La faccia di Gesù. Sussurrò qualcosa. Tutti si sporsero ad ascoltare. Era la voce di Feingold: la voce che Feingold stava aspettando. "Arriviamo all'era moderna," sollecitò la voce. "Arriviamo a ieri." Lucy aveva visto giusto: sapeva distinguere un profugo in un secondo, anche prima di sentirne l'accento. Le ricordavano tutti suo padre. Annotò mentalmente quella considerazione (la rassomiglianza dei pastori presbiteriani ai profughi della Germania hitleriana) per parlarne in seguito con Feingold: era precisa e analitica, possedeva sufficiente mistero da soddisfare. "Ieri," disse il profugo, "Dio teneva gli occhi chiusi." E Lucy lo vide chiudere gli occhi nascosti nei loro tunnel. "Chiusi," disse ancora, "come porte di ferro" - una voce così nobile che Lucy pensò immediatamente a quel misterioso passo della Genesi in cui la voce del Signore Iddio entra nel Giardino nella frescura del giorno e dice ad Adamo, "Dove sei?" Ascoltavano tutti con tremenda intensità. Lucy si guardò di nuovo intorno. Nonostante fosse lei stessa ipersensibile, l'ipersensibilità degli ebrei le faceva male. Ma lei era ipersensibile perché aveva un cervello · pieno di ardore, perché amava inventare immagini, perché era una scrittrice. Loro erano sempre così; secondo lei anche i droghieri, ebrei, erano ipersensibili quanto gli scrittori; forse perché erano gli Eletti, forse perché non smettevano un istante di autocommiserarsi. Sulle loro facce, tutte, c'era choc e pietà. Il profugo stava raccontando una storia. "L'ho visto coi miei ocCynthia Ozick - 123

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