raccontistranieri nei loro confronti, nessuno chiedeva mai se stessero lavorando a qualcosa di nuovo. Dopo sei mesi i loro libri erano stati mandati al remainder's a ottantanove cents la copia. Mediocrità anonime. Non potevano definirsi dimenticati perché non erano mai stati conosciuti. Lucy aveva una diagnosi: erano, entrambi, impantanati in un ghet~ to. Feingold si ostinava nelle sue morbose ricerche sugli auto-da-fé dell'Inquisizione in questo o quell'altro mercato iberico. Lei aveva pensato che la vita interiore di una donna confinata tra le pareti domestiche - citava Emma - contenesse altrettante situazioni divertenti quante l'universo intero. Ebrei e donne! Non contavano niente, né gli uni né le altre. Era necessario metter da parte la pietà; mirare al centro; lasciar perdere l'altruismo; studiare il potere. Fecero una lista di luminari. Invitarono Irving Howe, Susan Sontag, Alfred Kazin e Leslie Fiedler. Invitatorono Norman Podhoretz ed Elizabeth Hardwick. Invitarono Philip Roth e Joyce Carol Oates, Norman Mailer e William Styron, Donald Barthelme, Jerzy Kosinski e Truman Capote. Nessuno accettò l'invito; avevano tutti numeri segreti, o segreterie telefoniche, oppure erano a Praga o a Parigi o comunque fuori città. Nondimeno l'appartamento si riempì. Era un sabato sera di un novembre gelido. I taxi slittavano sui tratti coperti di nevischio. Dentro la porta d'ingresso dell'appartamento il mucchio distivali diventava sempre più alto. C'erano due interi armadi pieni zeppi di impermeabili e pellicce; un mucchio di cappotti olezzanti di agnello e di puzzola cadde in un groviglio da un letto. La festa sciacquettava pigramente come l'acqua di una vasca; lambiva tutte le pareti di tutte le stanze. Lucy indossava una sottana lunga, color viola, Feingold una camicia giallo limone senza cravatta. Era più pallido che mai. L'appartamento aveva un ingresso ampio, grande quasi quanto una stanza; sulla sinistra si apriva la sala da pranzo, sulla destra il soggiorno. Le tre stanze da ricevimento scintillavano come un trittico: era come se fosse possibile piegarle e chiudere tutti quanti nell'oscurità. Gli ospiti erano statue nelle nicchie di una cattedrale; oppure bambole di cartone vestite a festa, con i loro bicchieri, e gli abiti meticolosamente adorni di fusciacche, colli drappeggiati e mantelline, i capelli delle donne annodati nei modi più svariati, quelli degli uomini germoglianti e sparsi: la moda camminava impettita, Feingold ciondolava avvilito. Osservò come tutto brillasse, manhattan e martini, orecchini e punte di scarpe - si stupì, ma sapeva che era tutto falso, finto addirittura. Il gran mondo era da qualche altra parte. La conversazione poteva ingannare: come parlava quella gente! Dalla conversazione in sé - granelli di conversazione, trascinati via, inghiottiti da nuovi mulinelli, vortice che divorava vortice, ogni istante una permutazione nel tableau di quelle statue o bambole, tutte a galla in una vasca - da questo o quel cenno o sillaba si poteva immaginare l'intero universo nel processo di comprensione estrema. La natura umana, le stelle, la storia 120 - Cynthia OZ1ck .
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