Linea d'ombra - anno II - n. 4 - febbraio 1984

raccontistranieri Nel suo romanzo - quello pubblicato, non quello che stava scrivendo - Lucy aveva descritto, in prima persona, il posto in cui vivevano: Ormai ne ho visti abbastanza, di quegli appartamenti del West Side. Hanno piante misteriose. Stanze con porte che non vanno da nessuna parte - si gira la maniglia, si apre: una parete. Qualcuno che russa dietro la parete, in un altro appartamento. Hanno ricavato due o tre, o anche quattro o cinque appartamenti, da quei palazzi. Le tazze della toilette hanno antiche crepe che scintillano di umidità come vecchi fiumi verdi. Colonne scanalate e caminetti. Un tempo Arthur Rubinstein pagava l'affitto di uno di questi posti. Su un pianoforte dorato eseguiva una sonata di Beethoven. I suoni scorrevano come mercurio. Ora ci vivono solo letterati. Redattori. Critici. Libri, vecchi, vecchi libri, pesanti come secoli. Scaffali costruiti dentro il caminetto freddo; Freud sulla grata, Marx sul focolare, Melville, Hawthorne, Emerson. Oh Dio, il peso, il peso. Lucy pensava di avere uno stile; Feingold no. Lui credeva nel mettere una frase dopo l'altra. Nella casa editrice per cui lavorava, non aveva alcuna influenza. Era nervoso nel prendere decisioni. Rifiutava quasi tutti i manoscritti perché aveva paura di sbagliare; e ogni sbaglio significava una perdita di denaro. Era una piccola casa editrice che anelava al guadagno; Feingold diceva a Lucy che i soli libri che la sua casa editrice rispettava erano quelli contabili. Di tanto in tanto tentava di contrabbandare un romanzo di suo gusto, e allora diventava spietato con l'autore. Strapazzava i paragrafi fino a farli diventare scarni co- . me i suoi. "Dio sa cosa faresti a uno dei miei manoscritti," diceva Lucy; "uomo calvo, prosa calva." L'orizzonte della testa di Feingold splendeva. Lei non gli mostrava mai il lavoro. Ma capivano entrambi di esser fortunati, nel loro sodalizio. Compiangevano tutti gli scrittori che non erano sposati a scrittori. Lucy diceva: "Se non altro, ci muoviamo sullo stesso terreno." Volumi di storia ebraica correvano su e giù per le pareti; appartenevano a Feingold. Lucy leggeva un solo libro - Emma - ripetutamente. Feingold non aveva una mente "filosofica". Quello che gli piaceva erano le storie. A Lucy piaceva speculare e ruminare. Era un pochino più intelligente di Feingold. Agli estranei sembrava molto mite. Lucy, quando non parlava, era un'alta statua di rame. Erano entrambi dediti all'onniscienza, ma non abbastanza acuti da capire cosa intendessero, per onniscienza. Consideravano se stessi due bambini con un teatrino di marionette: potevano far succedere tutto quello che volevano, pronunciare qualunque battuta, con mani guantate portare tutti i personaggi a brividi o sussulti. Credevano di essere innamorati di quella che chiamavano "immaginazione". Non era veI18 - Cynthia Ozick

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==