raccontistranieri A letto si beavano della quantità di lavoro prodotto e borbottavano sfiduciati e diffidenti sulla teoria. "Sette pagine, questa settimana." "Nove e mezzo, ma ho dovuto buttarne via quattro. Strada sbagliata." "Perché stai scrivendo in prima persona. La prima persona strangola. Non si riesce a venir fuori dalla sua pelle." E così via. L'unico principio su cui si trovavano d'accordo era l'importanza di non scrivere mai di scrittori. Il protagonista doveva esser sempre una persona vera, con un vero lavoro - un burocrate, un banchiere, un architetto (ah, come invidiavano a Conrad i suoi uomini di mare!) - altrimenti si cadeva nel solipsismo, nel narcisismo, nel tedio, ci si alienava l'interesse-del-lettore-medio; e si correvano chissà quali altri perigli. Questa difficoltà - impadronirsi di un argomento concreto - riguardava soprattutto Lucy. Il romanzo di Feingold - quello che stava scrivendo al momento - parlava di Menachem ben Zerach, un sopravvissuto al massacro di ebrei avvenuto nella città di Estella, in Spagna, nel 1382. Dal mattino a mezzanottte era rimasto nascosto sotto un mucchio di cadaveri, fino a quando un "cavaliere pietoso" (questo era il linguaggio del quale si avvaleva Feingold per la sua storia) l'aveva tirato fuori e portato a casa per medicargli le ferite. Menachem aveva vent'anni, allora; suo padre e sua madre, e quattro fratelli più piccoli, erano stati annientati durante il terrore. Seimila ebrei erano morti in un solo giorno di marzo. Feingold scrisse di come i dolci venti di primavera trasportassero l'odore salato del sangue fresco, oltre alle ceneri delle case degli ebrei, fin sulle facce dei predoni. Si trattava nondimeno di una storia trionfante: alla fine Menachem ben Zerach diventava uno studioso di fama. "Se hai intenzione di raccontare come dopo esser diventato uno studioso si mettesse a scrivere," protestò Lucy, "stai facendo la Cosa Proibita". Ma Feingold disse di aver intenzione di concentrarsi sul massacro, e specialmente sulla vita del "cavaliere pietoso". Che cosa l'aveva fatto diventare pietoso? Che tipo di educazione? Che cosa leggeva? Feingold avrebbe inventato un diario, per il cavaliere pietoso, e ne avrebbe tratto citazioni. In quel diario il cavaliere pietoso avrebbe riversato tutte le sue doti, passioni e opinioni personali. "Solipsismo," disse Lucy. "Il tuo cavaliere pietoso è semplicemente un altro scrittore. Narcisismo. Tedio." Parlavano spesso della Cosa Proibita. Dopo un po' cominciarono a chiamarla la Città Proibita, perché non solo erano entrambi (Lucy specialmente) tentati di scrivere - in modo solipsistico, narcisistico e tedioso, e senza preoccuparsi dell'interesse del lettore - di scrittori, ma, restringendo ulteriormente il campo, di scrittori di New York. "Il cavaliere pietoso," disse Lucy, "viveva nello Upper West Side di Estella. Viveva nella Riverside Drive, nella West Avenue di Estella. Viveva a Estella, Centrai Park West." I Feingold vivevano in Centrai Park West. Cynthia Ozick - 117
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