raccontistranieri Arriva finalmente il vescovo. Vede gli ebrei in festa e dice fra sè soddisfatto: "Tutto questo assembramento è certo in mio onore". Fa atto di contrizione e diventa amico d'Israele. E i dignitari, vedendolo far buon viso agli ebrei, non lesinano lodi per i favoriti del momento e dicono al vescovo: "Non solo gli ebrei vi fanno onore, ma hanno perfin prestato ai cristiani gli abiti da festa. E," osano aggiungere, "anche i parati che ornano le nostre case". Il vescovo, doppiamente contento perché gli ebrei gli facevano tanta accoglienza e per di più contribuivano allo splendore dei festeggiamenti, diede agli ebrei segni di benevolenza e ordinò che si usasse loro ogni riguardo. Gli abitanti di Shvush si videro tratti a salvamento e commentarono: "O Signore, tu salvi uomini e animali (Salmi 36); ma questa volta, o Signore, salvi gli uomini per merito d'una bestia". Di tutto Iddio si serve per i suoi fini, anche d'un gatto. I due ebrei che avevano trovata Làsunka non persero tempo. Corsero da Reb lsrael Shelomò e deposero il cesto in cucina. La gatta riconosce i luogni dove era stata sempre ben nutrita, e dal fondo del paniere fa miau. Zìrele accorre e giunge le mani estatica, incerta se credere alle sue orecchie. "Miau!" fa Làsunka in tono più lamentoso, come a dire: "È questa l'accoglienza che mi fate?" E Zìrele si affretta ad aprire il cesto e a liberarla dai suoi legami. La prende in braccio, la stringe, la guarda negli occhi: "Sei tu, sei proprio tu, Làsunka, la mia micia, la nemica dei topi. Ora chiamo la padrona che ti veda anche lei". Ester Malca sopraggiunge e anche lei accoglie Làsunka con paroline dolci e la guarda con gli occhi buoni e stanchi. Il viso resta serio, ma si vede che le è stato tolto un gran peso dal cuore. 112 - S.l. Agnon
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