raccontistranieri gridare: "Làsunka! Làsunka!" L'oste unì la sua voce, con soddisfazione dell'altro, e così i due correvano facendo a chi gridava più forte: "Làsunka! Làsunka!" A veder quel paìo di ebrei affannati che gridavano, i cittadini di Shvush credettero che, Dio ne guardi, i cristianì accorsi a vedere il vescovo si fossero messi ad ammazzare gli ebrei. La paura dei cristianì li invase: ohi, ohi - urlavano terrorizzati, come chi si vedesse alla gola una spada sguainata. I primi a sentirsi ribollire il sangue furono i macellaì: "Dobbiamo star qui inerti come bestie ammalate? Se non possiamo salvarci la vita, salviamo almeno i sefarim". Lasciano i loro banchi e corrono alla sinagoga, brandendo i loro coltellacci. Ma appena fuori, sentono che si tratta di Làsunka e, senza saper perché, si mettono a gridare anche loro. Poi è la volta dei facchini: credono che i macellaì si preparino a dar battaglia; si sputano nelle palme, slegano le corde che portano indosso arrotolate a budello, e corrono a dar man forte. Ma, capito di che si trattava, si misero a frustar l'aria con le corde e a gridare "Lasunka! ", ritmando le grida con le scudisciate e facendo ogni sorta di lazzi. I fabbri non vogliono esser da meno. Afferrano accette e martelli e corrono anche loro. E i conciatori, stanchi di esser sempre messi da parte per il loro cattivo odore, si cacciano in testa bacili e bacinelle, e via! E visto che non è successo nulla, e che Làsunka è tornata, fanno chiasso anche loro a colpi di bacinelle. Lo strepito che facevano artieri e braccianti impaurì i borghesi. "Quelle teste calde ci attirano addosso l'ira dei cristianì? Poveri noi! Si dirà che gli ebrei sono assassini!" Ma passa un'ora e non capita niente. Allora i borghesi si ricordano di quel che è scritto: "Non star da parte quando scorre il sangue del tuo compagno" (Lev. 29); socchiudono pian piano le porte e vedono che il terrore si è trasformato in esultanza. Macellaì, facchini, conciatori e fabbri ballano al grido di: "Làsunka!" E in testa a tutti, due ebrei con un paniere da cui esce un sonoro miau. È la voce di Làsunka. Làsunka è tornata. Anche i borghesi battono le manì, gridando fino ad aver la gola secca, fino a non emetter più che un rantolo: "La ... La ... La ... ", perché non riescono ad articolare la parola intera. Figurarsi i ragazzi a veder i babbi che fanno la... la... la... ! come chi accompagnasse dei cantori con un ritornello! Corrono al palco d'onore eretto per il vescovo, ci saltano sopra, e battono le manì con foga gridando la... la... la... Le mamme, attratte dalle voci giubilanti dei loro bambini, dicono: andiamo anche noi a vedere. Mettono i panni migliori, e fuori anche loro. E i musicanti, che · non possono mancare dove ci son donne vestite a festa, afferrano violini, flauti, tamburi e tamburelli e si affrettano anche loro in direzione della sinagoga. A farla breve, non ci fu un ebreo in tutta Shvush che non andasse incontro a Làsunka, con suoni, canti ed esplosioni di gioia. S.I. Agnon - 111
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